Il tofu è un alimento molto utilizzato da chi segue un’alimentazione vegetariana o vegana, ma può essere una valida scelta anche per chi vuole semplicemente provare un alimento alternativo, buono e salutare.

Questo alimento si ottiene a partire dal latte di soia, facendone coagulare le proteine mediante un apposito “caglio” naturale.

Ha un gusto delicato, fresco e acquoso. Infatti, la particolarità del tofu è che è in grado di assorbire i sapori delle pietanze con cui viene cucinato, esaltandole e dando equilibrio al piatto.

Il tofu è privo di colesterolo e contiene pochissimi grassi saturi, di conseguenza, la parziale sostituzione del formaggio con il tofu contribuisce non solo a prevenire l’ipercolesterolemia e le sue pericolose conseguenze, ma anche a riequilibrare le concentrazioni dei lipidi plasmatici. Tale effetto si deve anche alla generosa presenza di grassi polinsaturi e lecitine.

È anche ricco di potassio e povero di sodio e calorie. Inoltre è facilmente digeribile rispetto al formaggio ed, essendo privo di lattosio, può essere inserito senza problemi anche negli individui intolleranti al latte.

Tuttavia, sebbene rappresenti una valida alternativa agli alimenti di origine animale, il tofu non è comunque in grado di sostituirli completamente.

Per questa ragione è opportune inserirlo nella propria dieta, sotto il suggerimento di un professionista in grado di valutare le specifiche esigenze di ogni individuo.
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Nel frattempo prova questa ricetta semplice e veloce!

INGREDIENTI:

  • 300 gr di tofu;
  • 2 porri grandi;
  • salsa di soia;
  • olio di oliva e.v.o.

PROCEDIMENTO

Scaldare in una padella l’olio di oliva extra vergine di oliva.
Aggiungere i porri tagliati a rondelle fini e soffriggere sino a doratura.
Prendere il tofu, tagliarlo a dadini e aggiungere ai porri con abbondante salsa di soia.
Non servirà aggiungere sale visto il gusto saporito della salsa di soia.
Saltare per pochi minuti e servire con pane caldo.

Il topinambur è un tubero che trova un impiego limitato sulle nostre tavole, tuttavia è ricco di benefici.

È molto versatile in cucina e si presta a numerose ricette, dall’antipasto ai primi, ma anche in secondi e contorni. Puoi mangiarlo sia cotto che crudo, affettato sottilmente come un carpaccio o grattugiato.
Se crudo è bene affettarlo sottilissimo e condirlo con olio extravergine d’oliva e limone per esaltarne il sapore. Invece se cotto è preferibile la cottura al vapore per preservare i nutrienti.

Fonte di zuccheri, sali minerali e fibre, il topinambur ha proprietà digestive e toniche.
Non contiene glucosio ma fruttosio, infatti, rilevante è la presenza di inulina, un tipo di zucchero presente spesso come riserva nelle radici, costituito da fruttosio.  Questo glucide è ben tollerato dai diabetici ed è in grado di ridurre il colesterolo, favorendo la sintesi di alcuni minerali e vitamine.

Sempre grazie all’inulina, questo tubero regala un senso di sazietà che si prolunga nel tempo.
Può essere quindi un valido alleato nelle diete dimagranti.
In particolare, se associato a molta acqua, aiuta a regolarizzare l’intestino e a sgonfiare la pancia.
Inoltre è diuretico e contrasta la ritenzione idrica e la cellulite, grazie allo scarso contenuto in sodio.

Il topinambur è inoltre ricco di arginina, un aminoacido che agisce sull’attività dell’apparato linfoide intestinale, e di conseguenza, stimola il sistema immunitario.

L’assunzione regolare di questo tubero può aiutarti a riequilibrare il tuo intestino, favorendo la crescita di batteri utili a risolvere problemi di stitichezza, ma anche a ridurre la formazione di gas intestinali.

Tuttavia, la tanto preziosa presenza di inulina, può portare anche delle controindicazioni.
Se mangiato in grande quantità, il topinambur può dare fastidio a chi soffre di colon irritabile o meteorismo, provocando flatulenza e diarrea.
Il consiglio è quindi quelli di introdurlo nella dieta in piccola quantità e, se non si riscontrano fastidi, è possibile consumarlo anche 2 o 3 volte a settimana.

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L’alimentazione gioca un ruolo importante per lo sviluppo di aterosclerosi, una patologia infiammatoria caratterizzata da un indurimento tissutale della parete arteriosa, che perde la propria elasticità a causa dell’accumulo di calcio, colesterolo, cellule infiammatorie e materiale fibrotico.

È comunemente associata all’invecchiamento, tuttavia, livelli elevati di colesterolo nel sangue, l’ipertensione arteriosa, il fumo di sigaretta, il diabete mellito e la familiarità possono favorirne la comparsa anche in età giovanile. Al tutto possono contribuire un’alimentazione ricca di grassi, il consumo eccessivo di alcolici, un’attività fisica insufficiente e il sovrappeso.

In genere l’aterosclerosi di per sé non provoca sintomi fino a che non compromette il flusso del sangue all’interno delle arterie. Ma il restringimento delle arterie e la loro occlusione, prodotta dalla formazione di un trombo, generano gravi conseguenze come ischemia e infarto.

La correzione dei fattori di rischio modificabili e il cambiamento dello stile di vita costituiscono quindi gli unici mezzi efficaci per proteggere le proprie arterie dall’aterosclerosi.

Per quanto riguarda l’alimentazione, la dieta mediterranea può essere un ottimo punto di riferimento.

I princìpi più importanti della dieta mediterranea sono contenuti nelle seguenti linee guida:

  • maggiore consumo di proteine vegetali rispetto a quelle animali;
  • riduzione dei grassi saturi (animali) a favore di quelli vegetali insaturi (olio di oliva);
  • moderazione della quota calorica globale;
  • aumento dei carboidrati complessi e forte moderazione di quelli semplici;
  • elevata introduzione di fibra alimentare;
  • riduzione dell’apporto di colesterolo;
  • consumo di carne bianca prevalente rispetto a quella rossa, ma comunque limitato a una o due volte a settimana. Maggiore è invece il consumo di pesce e legumi;
  • dolci consumati solo in occasioni particolari.

La dieta mediterranea prevede inoltre una drastica riduzione del consumo di: insaccati, super alcolici, zucchero bianco, burro, formaggi grassi, maionese, sale bianco, margarina, carne bovina e suina (specie i tagli grassi), strutto e caffè.

Scegliere di rivolgersi ad un professionista fa la differenza: solo attraverso il consulto di un esperto è possibile adattare l’alimentazione alle specifiche esigenze di ogni persona.
Soprattutto in caso di patologie così particolari, scegliere di rivolgersi ad un nutrizionista diventa quindi fondamentale per mantenere in salute il nostro corpo.

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Le cipolle variano in forma e colore, ma le tipologie più comuni sono quelle bianche, dorate e rosse.

Il sapore può variare dal delicato e dolce al tagliente e avvolgente, a seconda della varietà e della stagione. Vengono comunemente usate per aromatizzare molte ricette e possono essere consumate cotte, bollite, grigliate, fritte, arrosto oppure crude.

Hanno pochissime calorie, dal momento che sono composte principalmente da acqua, e sono ricche di benefici per il nostro organismo.
In particolare, le cipolle hanno caratteristiche antinfiammatorie, depurative e antibiotiche, normalizzano la flora intestinale, aiutano le funzioni metaboliche e purificano l’organismo.

Proprio grazie all’elevato contenuto di acqua, le cipolle favoriscono la diuresi e l’eliminazione delle scorie, risultando un aiuto per combattere la ritenzione idrica e un alimento amico delle diete.
Inoltre, grazie alle sue proprietà antibatteriche e antinfiammatorie, sono considerate un buon rimedio naturale contro la cistite.

Il loro consumo può sopprimere la crescita di microrganismi dannosi, come batteri e lieviti grazie all’azione dei composti dello zolfo e alla quercetina.

Introdurre regolarmente all’interno della propria dieta questo ortaggio, riduce il rischio di malattie cardiovascolari, poiché provocano un abbassamento del tasso di colesterolo e riducono la densità del sangue.

La cottura della cipolla attenua buona parte dei suoi principi terapeutici e quindi il modo migliore di approfittare delle proprietà benefiche di questo ortaggio è di consumarlo crudo, mescolato alle insalate verdi.
Un’abitudine particolarmente gradevole soprattutto nei mesi primaverili ed estivi, quando la cipolla fresca si fa gustare anche da chi non ama particolarmente il suo sapore deciso.

Se apprezzate le cipolle lessate, scottatele brevemente a vapore e recuperate l’acqua di cottura, ricca di minerali. La potrete utilizzare per integrare minestre e minestroni, o come fondo per realizzare saporite besciamelle.

 

Il cavolfiore molto spesso non viene apprezzato in cucina, ma non tutti sanno che questo ortaggio rappresenta una miniera di nutrienti che lo rendono prezioso per la salute.

È possibile fare una distinzione tra i cavolfiori, in base al loro colore. Il più comune è quello bianco, con le foglie verdi, ma esistono anche altre varietà.

  • Cavolfiore verde: rimane verde perché le sue foglie non si chiudono del tutto. Per questo motivo, sviluppa la clorofilla, una sostanza  molto importante per la produzione di emoglobina.
  • Cavolfiore giallo: ricco di betacarotene, un importante antiossidante utile soprattutto alla salute degli occhi e della pelle.
  • Cavolfiore viola: ricco di carotenoidi e antociani, che svolgono la funzione di antiossidanti.  È proprio agli antociani che deve il suo colore viola. Si tratta di sostanze in grado di ridurre i radicali liberi, di proteggere i capillari e di prevenire le infezioni. Inoltre, esercitano un’azione di contrasto nei confronti dei processi cancerogeni.

I cavolfiori sono degli ortaggi con pochissimi grassi, ma con un ottimo contenuto di fibre che favoriscono il corretto funzionamento dell’apparato digerente, contrastando la stitichezza.
Ha un elevato potere saziante e solo 30 calorie per 100 grammi di prodotto crudo, quindi è utile inserirlo in una dieta dimagrante.

Le fibre che contiene, sono in grado di limitare e rallentare l’assorbimento intestinale degli zuccheri, per questo è considerato un ottimo alimento per chi vuole tenere a bada glicemia e colesterolo.

Inoltre, è ricco di vitamina K e antocianine che, insieme alla colina, sono un valido aiuto per le funzioni mentali e il sistema nervoso.

Essendo un ortaggio molto versatile, sono tante le soluzioni per preparare i cavolfiori: bolliti, al vapore, gratinati, in pastella, come ingredienti di minestre o sughi per la pasta.

Tuttavia, a causa della presenza di numerosi composti solforati, può essere poco indicato per chi soffre di sindrome dell’intestino irritabile perché tende a favorire meteorismo e disturbi gastrointestinali.
Inoltre, la presenza di sostanze come le goitrine, invece, rende sconsigliato il consumo per chi soffre di ipotiroidismo, in quanto interferiscono con l’assorbimento e il metabolismo dello iodio, soprattutto se si sceglie di mangiarlo crudo.

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Tutti aspirano ad una forma fisica perfetta, ma sono pochi sono quelli che riescono a raggiungere i risultati sperati affidandosi solo alle proprie capacità. Ancor meno sono coloro che riescono a mantenere una forma fisica perfetta nel tempo.
Per dimagrire non è necessario imporsi delle privazioni: per avere una forma fisica perfetta si ha bisogno soprattutto di una dieta personalizzata, di costanza e di una forte motivazione.

Iniziare una dieta sostenuti da una forte motivazione, invece che da un generico desiderio di perdere qualche chilo, è il primo passo per raggiungere l’obiettivo con successo e stabilità.
Per aiutarti in questa piccola sfida, ti tornerà utile prefissarti degli obiettivi di dieta che favoriranno a mantenere alti gli obiettivi di dieta.

Il primo step di questo percorso motivazionale che stai per intraprendere riguarda il motivo che ti spinge a compierlo: focalizza questo motivo e concentrati su di esso.
Definisci una meta che sia sotto il tuo controllo e che non dipenda da elementi esterni: qualunque sia il motivo, in pratica, fa’ in modo che il cambiamento sia voluto solo e soltanto da te.

Una volta determinata la meta, bisogna delineare le tappe di percorso, ovvero tutti gli obiettivi intermedi che favoriranno il processo di dieta, stimolando la tua motivazione a mantenersi sempre alta.
Si tratta di porsi delle sfide e darsi la possibilità di superarle.

Non esiste dieta senza movimento: quindi se una corsa la domenica mattina è considerata estrema e ben al di fuori della propria portata, un obiettivo plausibile potrebbe essere quello abbandonare la vita sedentaria nelle piccole azioni quotidiane, come scegliere di salire le scale piuttosto che prendere un ascensore.

Perché sia efficace e la motivazione si mantenga alta, è necessario che gli obiettivi siano reali, ovvero adatti alle possibilità di riuscita.

La motivazione può diventare una spinta veramente importante quando si ha qualcuno con cui condividere il tuo obiettivo.
L’alleato perfetto per la tua dieta può essere un nutrizionista: una figura professionale che, partendo dal tuo stato iniziale, delinea con te una dieta su misura per le tue esigenze e ti aiuta a trasformare il tuo obiettivo in un vero e proprio stile di vita da mantenere nel tempo.

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La corsa è uno degli sport più praticati, anche grazie all’immediatezza con cui è possibile iniziare e al fatto che non servano particolari abilità pregresse per muovere i primi passi.

Il parere generale è sostanzialmente diviso su due fronti: meglio correre all’aperto oppure ricorrere al tapis roulant?

La verità, però, è che non esiste una corsa migliore di un’altra. Si può trarre vantaggio da entrambe, basta conoscerne i pro e i contro per poi decidere quale sia meglio per ognuno.

Pro e contro del tapis roulant

Con il tapis roulant, la corsa tende ad avere lunghezze di falcata inferiori e velocità di falcata più elevate rispetto al correre all’aperto, traducendosi in un minore impatto sul fisico, soprattutto sulle articolazioni portanti (caviglie, ginocchia, fianchi).
Un altro vantaggio dell’utilizzo del tapis roulant è il fatto che non sia vincolato al tempo o alla situazione atmosferica, visto che essendo posizionato in un luogo chiuso può essere usato di giorno o di notte e con qualsiasi clima.
Inoltre,  molto apprezzate sono le varie funzioni che la macchina può offrire, come il controllo preciso del ritmo della falcata, dell’inclinazione e degli intervalli temporali di esecuzione.

Tuttavia, a differenza della corsa all’aperto, durante la quale si è circondati da un paesaggio che cambia con l’avanzare del proprio cammino, praticando quella indoor si rimane sempre in un luogo fisso e questo alla lunga può diventare noioso.
Inoltre, l’allenamento su tapis roulant coinvolge in modo minore i gruppi muscolari dei glutei e quelli posteriori della coscia, rispetto all’alternativa all’aperto perché i movimenti su tapis roulant sono molto più fluidi.

Pro e contro della corsa all’aperto

Sebbene sia il tapis roulant sia la corsa all’aperto apportino benefici per la salute, come abbassamento della pressione sanguigna, aumento della resistenza e diminuzione del rischio di depressione, la variante all’aperto può dare ulteriori vantaggi, sia fisici sia psicologici.
Le superfici più dure, infatti, fortificano le ossa e gli ostacoli e le barriere che si possono incontrare sul percorso, attivano molti più gruppi muscolari e sviluppano un migliore equilibrio.
In effetti, i risultati di recenti ricerche indicano che la corsa all’aperto può bruciare dal 3 al 7% di calorie in più rispetto al tapis roulant.

Come contro, sicuramente abbiamo il vincolo delle condizioni climatiche, che soprattutto in inverno, non ci permettono di correre all’aperto.
Anche il rischio infortuni è maggiore a causa della irregolarità del terreno che ci può rendere instabili.

 

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Il sushi, da pietanza esotica, negli ultimi 15 anni è diventato una presenza fissa nella dieta degli italiani: merito di quell’irresistibile mix tra riso e pesce (crudo), che all’apparenza sembra anche molto salutare.

Si tratta di un piatto tradizionale giapponese che si basa su una particolare varietà di riso a chicco corto leggermente acetato e servito con una selezione di pesce e verdure. Condimenti e ripieni possono includere pesce crudo, come salmone o tonno, pesce o crostacei cotti, avocado, formaggio cremoso, verdure e wasabi.

È stato dimostrato scientificamente come la dieta giapponese, similmente a quella mediterranea, sia positiva per la salute. Secondo varie ricerche, le linee guida alimentari giapponesi, che prevedono un consumo equilibrato di cereali, ortaggi, frutta, pesce e poca carne, portano ad un minore rischio di morte prematura per tutte le cause, incluse le malattie cardiovascolari.

Il sushi può quindi essere una scelta salutare, ma molto dipende dalla varietà che ordiniamo.

I pesci grassi come il salmone e il tonno contengono omega-3, un acido grasso essenziale di cui il nostro corpo ha bisogno. Generalmente il consiglio è di mangiare 1-2 porzioni di pesce azzurro a settimana e il sushi può aiutarci a raggiungere quest’obiettivo.

Le verdure comunemente usate per arricchirlo includono cetrioli e avocado, quest’ultimo è un’ottima fonte di grassi monoinsaturi e vitamina E.

Le alghe, utilizzate per avvolgere il riso o per accompagnarlo nelle insalate, sono ricche di fibre e proteine, oltre ad essere una buona fonte di minerali tra cui iodio, ferro, zinco e vitamina B12.

Tuttavia, ci sono aspetti che possono influenzare negativamente l’inserimento del sushi all’interno della nostra dieta.
È necessario quindi scegliere con attenzione cosa ordinare per evitare gli alimenti più calorici.

Ad esempio è bene evitare i fritti, privilegiando il crudo o la cottura a vapore.

Le salse che accompagnano il sushi possono aumentare rapidamente i livelli di sodio e grassi nel piatto. Dalla maionese alla soia. Se proprio non possiamo farne a meno, limitarsi bagnare lievemente il roll nella soia.

Nessun problema invece con lo zenzero che accompagna di solito gli involtini di sushi e serve a pulire la bocca e azzerare i sapori tra un tipo di sushi e l’altro.

Ovviamente, come per tutti gli alimenti, anche con il sushi è fondamentale evitare di esagerare con le quantità.

 

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Il cioccolato fondente oltre a essere un alimento goloso e particolarmente amato è ricco di sostanze nutritive che possono influire positivamente sulla salute.

Grazie ad alcune sostanze contenute nel cacao, come i flavonoidi e i polifenoli, il cioccolato fondente ha proprietà cardioprotettive. Queste sostanze, infatti, aiutano le arterie a mantenersi flessibili e in salute, avendo un effetto anti-ipertensivo. Inoltre, grazie alla presenza di teobromina, il cioccolato fondente agisce sulla muscolatura del cuore con effetti cardiostimolanti che aiutano a prevenire l’infarto.

Il cioccolato stimola la produzione di serotonina praticando, dunque, sul sistema nervoso un’azione eccitante ed antidepressiva. La serotonina è un ormone prodotto dal cervello che determina il buonumore. Quando la produzione non è sufficiente si rischia la depressione; moltissimi antidepressivi hanno, infatti, la funzione di normalizzare i livelli di serotonina. Il cioccolato svolge, quindi, un’azione antidepressiva naturale.

Diversi studi hanno valutato anche l’effetto del consumo di cioccolato fondente sulle dislipidimie e sui valori di colesterolo e trigliceridi. Sebbene non ci sia evidenza di un abbassamento del valore di trigliceridi nel sangue dovuto al consumo di questo alimento, è stato notato un abbassamento dei valori di colesterolo LDL e un aumento dei valori di colesterolo HDL.

Il cioccolato fondente, infine, può anche essere positivo per la funzionalità del cervello. In particolare, secondo uno studio mangiare cacao ad alto contenuto di flavanoli per almeno 5 giorni consecutivi migliorerebbe il flusso sanguigno al cervello.

Il cacao può anche migliorare significativamente la funzione cognitiva negli anziani con lieve decadimento cognitivo, la fluidità verbale e diversi fattori di rischio per la malattia.

È possibile quindi consumare il cioccolato non solo a pezzetti semplicemente, ma utilizzarlo anche in tantissime ricette che ci permettono di creare piatti sfiziosi, golosi, salutari e light.

Attenzione però, perché non tutti possono mangiare cioccolato senza problemi. Questo alimento, infatti, essendo molto grasso impegna il fegato, quindi è controindicato a chi soffre di malattie epatiche.

La scelta più saggia e sicura è quella di rivolgersi ad un professionista per scoprire come integrare correttamente questo particolare alimento all’interno del proprio regime alimentare, senza rischiare di sbagliare creando danni al nostro organismo.

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I calcoli renali, ovvero, la presenza di formazioni solide nell’apparato urinario, provocano delle coliche solitamente molto dolorose che, purtroppo, possono ripetersi in chi ne ha già sofferto, almeno che non siano state eliminate le cause.

Nella maggior parte dei casi, la calcolosi urinaria è causata da un aumento della concentrazione di calcio nelle urine provocato da fattori esterni, quali un’alimentazione ricca di calcio o povera di liquidi senza che sia presente una patologia scatenante.

Meno frequente causa della formazioni di calcoli è l’iperparatitoidismo, cioè una produzione eccessiva di paratormone da parte delle ghiandole paratiroidi. In questo caso si ha un tasso di calcio nel sangue costantemente elevato, calcio che arriva quindi nel rene causando una sovra-saturazione persistente con conseguente formazione cronica di calcoli anche di enormi dimensioni.

Sebbene nessun tipo di calcolosi possa essere ricondotto unicamente a un’alimentazione scorretta, esistono cibi che, in ottica di prevenzione, è bene consumare in abbondanza e altri che è meglio invece limitare.

Un’unica raccomandazione trova un consenso unanime da parte di medici e ricercatori: per contrastare la formazione dei calcoli renali è fondamentale mantenere idratato l’organismo, assumendo le giuste quantità di liquidi con la dieta.
Così facendo, le sostanze presenti nelle urine vengono maggiormente diluite, per cui minori sono le possibilità che precipitino e si aggreghino.

La carne e in generale i cibi ricchi di proteine animali comportano un elevato introito di acidi urici e devono quindi essere ridotti nella dieta delle persone a rischio di produrre calcoli di acido urico.

È molto importante controllare l’assunzione quotidiana di sale. Un’idea per sostituirlo può essere prediligere spezie e aromi naturali. Bisogna prestare attenzione anche ai cibi confezionati, spesso ricchi di cloruro di sodio, glutammato monosodico e nitrato di sodio, prendendo quindi l’abitudine di leggere attentamente le etichette.

Un altro consiglio è quello di limitare il caffè, il tè e la cola a 1 o 2 tazze al giorno, perché la caffeina può far perdere liquidi troppo rapidamente e favorire la disidratazione.

In generale, la raccomandazione più importante è quella di mantenere sotto controllo il proprio peso corporeo, attraverso il sostegno di un professionista qualificato.

Le necessità specifiche, da quelle energetiche, a quelle dei macronutrienti e micronutrienti, dovranno essere valutate nel singolo caso da un nutrizionista, che elaborerà un piano alimentare specifico per le esigenze particolari e per il tipo di calcolosi sviluppata.

In questo modo non solo si tiene sotto controllo il peso corporeo, altro fattore fondamentale nella prevenzione dei calcoli renali, ma lo si fa in sicurezza evitando scompensi nutrizionali che possono danneggiare ulteriormente il nostro organismo.

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