I casi di intolleranza al glutine sono sempre più diffusi e sembra che molte persone ne soffrano senza saperlo. Questo avviene perché si sottovalutano alcuni sintomi che possono venir fuori a qualsiasi età e che spesso non si collegano con facilità a questo tipo di intolleranza.
Il glutine è un complesso proteico, formato dall’unione di due tipologie di proteine ed è presente nei cereali e nel frumento. La prolamina è una delle frazioni proteiche che costituiscono il glutine, ed è la responsabile dell’effetto tossico per chi soffre di intolleranze e celiachia.
A differenza delle allergie al grano, la Celiachia non è indotta dal contatto epidermico con il glutine, ma esclusivamente dalla sua ingestione. La conseguenza è un’infiammazione che danneggia il rivestimento dell’intestino, provocando gravi danni alla mucosa intestinale quali l’atrofia dei villi intestinali, e ostacolando l’assorbimento di alcuni nutrienti essenziali. Se non trattato, questo disturbo può portare a complicanze anche drammatiche, come il linfoma intestinale.
i sintomi principali della celiachia che possono far scattare il campanello d’allarme sono:
· gonfiore, dolore addominale e diarrea, per quanto riguarda i sintomi intestinali;
· stanchezza cronica, una sensazione costante di debolezza e mancanza di energia;
· iponutrizione e perdita di peso, poiché la celiachia ostacola l’assorbimento di importanti nutrienti che l’organismo ottiene dal cibo;
· anemia, ovvero una diminuzione di emoglobina nel sangue;
· dermatite erpetiforme, attualmente considerata come la variante cutanea della malattia celiaca, si manifesta soprattutto in corrispondenza di gomiti, ginocchia e glutei.
La completa esclusione del glutine dalla dieta non è facile da realizzare: i cereali non permessi ai celiaci si ritrovano in numeorsi prodotti alimentari ed il rischio di contaminazione accidentale da glutine è spesso presente nei processi di lavorazione dell’industria alimentare.
Si consiglia quindi una dieta ricca di frutta, verdura e legumi. A seguire latte e derivati, carne persce e uova. Quando si consumano alimenti confezionati si consiglia di leggere sempre attentamente l’etichetta per essere certi che non ci siano tracce di glutine.
Per garantire il giusto apporto di nutrienti al tuo corpo, è opportuno rivolgersi ad un professionista in grado di creare una dieta adeguata ai propri bisogni specifici.
La tiroide svolge la funzione di regolatore nel nostro organismo. I piani su cui agisce sono molteplici: regola le funzioni essenziali, il consumo energetico, la salute delle ossa, e nelle donne anche la fertilità. In Italia sono più di 6 milioni le persone affette da problemi legati a questa fondamentale ghiandola. Le patologie più diffuse sono:
· l’ ipotiroidismo, ovvero quando la tiroide lavora meno di quanto dovrebbe, producendo un quantità insufficiente di ormoni;
· l’ ipertiroidismo, cioè quando la tiroide lavora più di quanto dovrebbe, producendo tiroxina in modo eccessivo e generando una serie di scompensi che rischiano di compromettere la salute e la qualità della vita.
Entrambe le patologie, oggi, sono curabili farmacologicamente, ma anche l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale nel funzionamento di questa ghiandola.
Chi soffre di ipertiroidismo potrebbe notare un dimagrimento inspiegato, dovuto proprio all’iperattività della tiroide. Più che aumentare l’apporto calorico quotidiano per recuperare il peso perso, è indispensabile impostare uno stile alimentare completo ed equilibrato che garantisca l’assimilazione dei più importanti principi nutritivi, ricco di vitamine e sali minerali.
Il primo nemico per chi soffre di ipertiroidismo è lo iodio, da evitare innanzitutto come componente del sale. Una particolare attenzione, inoltre, deve essere posta sui cibi che contengono elevate quantità di questo elemento, come i crostacei e i molluschi in generale.
Al contrario chi soffre di ipotiroidismo tra i vari sintomi, potrebbe notare un aumento di peso corporeo, dovuto al rallentamento del metabolismo. Anche in questo caso è necessario seguire una sana alimentazione, che prevede di scegliere proteine animali ricche di ferro, come carni rosse cotte a bassa temperatura, e di iodio come pesce, alghe, frutti di mare. È bene invece non eccedere con le diete ricche di uova e salumi perché tendono a rallentare la funzionalità della tiroide.
In entrambi i casi si raccomanda di introdurre nell’ alimentazione molta frutta, verdura e legumi come ceci, fagioli, lenticchie e soia.
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L’artrosi, detta anche osteoartrosi, è una malattia cronica degenerativa che colpisce le articolazioni. È caratterizzata dalla perdita della cartilagine articolare, che viene sostituita da nuovo tessuto osseo, ciò provoca dolore ed una limitazione nei movimenti.
Si tratta di un disturbo molto comune, nella maggiori parte dei casi compare dopo i quarant’ anni e si riscontra nella quasi totalità dei settantenni.
L’alimentazione, anche in questo caso gioca un ruolo fondamentale poiché l’equilibrio dietetico va a colmare squilibri che aggravano il processo artrosico, e combatte lo stress ossidativo, causa dell’invecchiamento delle articolazioni.
È importante orientarsi su un’alimentazione equilibrata e varia, basata sul consumo di lipidi, proteine e carboidrati, macronutrienti fondamentali per la salute dell’organismo.
Nello specifico i cibi da preferire sono:
· cereali integrali, che garantiscono il giusto apporto di fibre;
· pesce azzurro, legumi e albume d’uovo come fonte di proteine;
· frutta e verdura di stagione preferibilmente biologiche;
· frutta secca e semi.
Ci sono tuttavia dei cibi da evitare perché contribuiscono ad aumentare gli stati infiammatori, e quindi la sintomatologia dolorosa che ne deriva. Tra questi troviamo:
· le solanacee, ovvero melanzane, peperoni, pomodori e patate, contenenti solanina, un potente infiammatorio;
· il latte e i suoi derivati, preferendo un latte vegetale senza zuccheri;
· la carne rossa e gli insaccati;
· eccessive quantità di sale e zucchero.
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Il diabete è una malattia caratterizzata dall’aumento del glucosio nel sangue, legato in genere ad un’ anomala produzione di insulina da parte del pancreas. Se non curata, possono insorgere gravi complicazioni a carico dei reni, del sistema cardiovascolare e del sistema nervoso. Tra le cause principali troviamo una cattiva alimentazione ricca di zuccheri e la sedentarietà.
La maggior parte dello zucchero che ingeriamo, deriva non solo dai cibi di produzione industriale, dai dolci e dalle bevande gassate, ma anche dal cibo spazzatura come hamburger, würstel e cibi in scatola.
Quando si eccede con questo tipo di alimentazione, si va incontro ad una serie di sintomi che rappresentano campanelli d’allarme: aumento di peso; formazione di grasso addominale; sonnolenza dopo i pasti; attacchi di fame improvvisi e frequenti; problemi allo stomaco; mal di testa e frequenza cardiaca alterata.
In presenza di almeno due di questi sintomi è fondamentale rivolgersi ad uno specialista per riequilibrare la propria dieta e regolare la propria attività fisica.
Tuttavia ci sono piccoli accorgimenti a tavola che possono aiutare a prevenire e controllare questa condizione.
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È fondamentale aumentare l’apporto di fibre poiché, soprattutto quelle contenute nelle verdure, assorbono una parte degli zuccheri forniti dal pasto, impedendone così l’assimilazione;
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Insieme ai cereali, è importante consumare proteine in ogni pasto, alternando pesce, legumi, carni magre, uova, ricotta e fiocchi di latte;
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Ridurre al minimo il consumo di salumi e carni rosse aiuta a preservare la salute di fegato, cistifellea e pancreas, oltre che a prevenire l’aumento di peso;
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Importante è anche sostituire lo zucchero con la stevia, che contribuisce a ridurre il desiderio di dolce e non alza la glicemia nel sangue;
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Per aumentare l’efficacia dell’insulina, aiuta consumare alimenti ricchi di cromo;
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Inoltre è consigliato di eliminare il consumo di bevande zuccherate poiché lo zucchero che arriva nel sangue attraverso i liquidi crea picchi glicemici più elevati e riduce la sensibilità all’insulina più velocemente;
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Infine è fondamentale assicurarsi un’ idratazione ottimale bevendo frequentemente acqua.
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L’ obesità è una condizione caratterizzata da un accumulo eccessivo di grasso corporeo.
Negli ultimi anni, tale problema ha avuto una crescita costante e decisamente preoccupante, poiché non coinvolge più soltanto gli adulti ma anche i più piccoli.
Problemi anche piuttosto importanti di sovrappeso sono stati riscontrati sempre di più tra i bambini e gli adolescenti. In Italia, in particolare, un bambino su dieci soffre di obesità, con una maggiore prevalenza nel centro sud.
Si tratta di un dato sicuramente allarmante, poiché alcune delle patologie conseguenti sono ipertensione, diabete di tipo 2 e problemi cardiovascolari.
Tra le principiali cause troviamo una cattiva alimentazione, associata ad una ridotta attività fisica o a fattori genetici, mentre alcuni casi sono legati ad alterazioni ormonali come ipertiroidismo o disfunzioni surrenali.
La chiave per combattere questa condizione è la prevenzione, basata sul controllo del peso attraverso una dieta equilibrata e uno stile di vita sano. Svolgere attività fisica è importante, ed è suggerita almeno tre volte a settimana, purché sia fatta con esperti capaci di elaborare le necessità e le capacità del bambino.
Così come nello sport, anche dal punto di vista alimentare è fondamentale farsi seguire da uno specialista in grado di creare un percorso che garantisca ottimi risultati ottenuti con serenità.
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Una delle malattie renali più diffuse è il rene policistico.
Durante il decorso di questa patologia i pazienti sviluppano, in entrambi i reni, delle cisti che progressivamente aumentano in numero e dimensioni, fino a causare la perdita totale di funzionalità renale.
I primi sintomi ad essere avvertiti sono dolori lombari, presenza di sangue nelle urine e comparsa di ipertensione arteriosa.
Per rallentare il progresso della malattia si utilizzano approcci farmacologici, ma un ruolo fondamentale viene assunto dal fattore nutrizionale. Non esiste una vera e propria dieta specifica per il rene policistico, tuttavia alcune abitudini alimentari aiutano a migliorare le condizioni dei reni.
La Terapia Nutrizionale si basa sulla diminuzione degli alimenti proteici, soprattutto di origine animale, e del sale, favorendo verdura e frutta.
Bere molta acqua è di grande aiuto, non solo perché favorisce la produzione di urina attraverso la quale si eliminano i prodotti di scarto, ma anche per limitare i rischi di disidratazione. Dunque l’ ideale sarebbe bilanciare una sana dieta mediterranea, che eviti l’eccesso calorico e proteico, limitando soprattutto il consumo di carni rosse.
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Spesso, i piaceri della tavola sembrano essere in conflitto con quelle che sono le principali regole della salute. Tutti noi, infatti, sappiamo che per mantenerci sani e in forma, abbiamo bisogno di limitare cibi fritti, dolci, o grassi.
Esiste tuttavia un’alimento grasso che non soltanto non compare sulla lista nera, ma che è anche riconosciuto come uno degli alimenti più salutari del mondo, quasi alla stregua di un farmaco. Stiamo parlando dell’Olio Extravergine di Oliva.
L’agenzia americana FDA (Food and Drug Administration, ovvero Agenzia per gli alimenti e i medicinali) ha per l’appunto confermato le proprietà terapeutiche e farmacologiche dell’olio di oliva, che nell’alimentazione assume un ruolo di primo piano circa la prevenzione e la lotta a diverse patologie.
Si tratta dunque di un’ottima notizia per chi segue una dieta mediterranea ed anche per i nostri produttori.
Perché l’olio di oliva fa così bene?
È già noto e scientificamente provato che seguire la dieta mediterranea sia il miglior modo per vivere più a lungo e per prevenire malattie cardiovascolari e neurodegenerative. Tra i diversi alimenti compresi in questo regime alimentare, ce n’è uno il cui consumo collega tutti i paesi affacciati sul Mediterraneo, ed è l’olio extravergine di oliva come principale fonte di grassi.
Ricerche del passato, poi confermate, attribuivano i benefici dietetici dell’olio di oliva al suo alto contenuto di acido oleico, dalla potente azione antiinfiammatoria. Si tratta di un acido grasso contenuto oltre il 70% nelle cultivar italiane.
Inoltre, l’olio di oliva contiene dei componenti minori detti Polifenoli, tipici delle olive da cui ricaviamo l’olio. Tra le proprietà principali di questi componenti, annoveriamo l’attività antinfiammatoria (che è alla base di tutte le malattie cronico degenerative); attività interessanti su dei piccoli RNA che producono proteine protettive per l’organismo; attività di modulazione del sistema ossido-riduttivo (nel senso che mantengono le cellule in uno stato non troppo ossidato, né troppo ridotto). Tutto ciò fa sì che chi assume olio extravergine di oliva come principale fonte di grassi sia meno esposto a rischio di patologie quali arteriosclerosi, tumore, e malattie neurodegenerative.
Tutelare ed assumere le diverse varietà di olio extravergine di oliva è fondamentale per preservarne tutti i benefici. Ognuna di esse, infatti, è in grado di accendere diversi geni nel nostro organismo, e di attivare quindi delle risposte antinfiammatorie, antitumorali, di prevenzione del diabete e di sensibilità all’insulina.
Due cucchiai di olio extravergine di oliva al giorno, oltre a quello utilizzato per il condimento, rappresenta un prezioso aiuto per la nostra salute.
Ma attenzione: non basta assumere olio extravergine di oliva per stare bene. Tale raccomandazione va infatti considerata in un contesto alimentare sano e controllato, che non preveda eccessi.
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La carenza di ferro è una condizione che colpisce un terzo della popolazione mondiale.
Ciò nonostante, a causa della difficoltà a riconoscerne i sintomi, è ancora trascurata e sotto diagnosticata.
I sintomi, infatti, appaiono slegati tra loro: frequenti mal di testa, fragilità di unghie e capelli, stanchezza, irritabilità, colorito pallido, scarsa concentrazione e maggiore esposizione alle infezioni.
Nelle donne, più soggette a questo tipo di disturbo, la carenza di ferro può essere causata da perdite eccessive di sangue dovute a cicli mestruali abbondanti, insufficienza renale cronica, scompenso cardiaco e malattie croniche intestinali. Un apporto nutrizionale non adeguato, derivante dallo scarso consumo di alimenti ricchi di ferro, contribuisce fortemente a peggiorare questa condizione.
Per prevenirla e curarla, oltre all’assunzione di preparati a base di ferro, si consiglia quindi una modifica della dieta. Gli alimenti che meglio si prestano a questo tipo di esigenza sono le carni rosse, soprattutto le interiora come il fegato, o anche il pesce e le uova, tuttavia si raccomanda di assumere questi alimenti accompagnandoli con cereali, verdura e frutta. È favorito anche l’uso di erbe aromatiche che non sono solo fonti naturali di ferro, ma aiutano a mantenere elevata l’acidità dell’ambiente gastrico che consente un migliore assorbimento del ferro.
Ogni anno, il 26 novembre, si celebra la Giornata della Carenza di Ferro, un’ occasione per sensibilizzare la popolazione sull’importanza di riconoscere tempestivamente i sintomi di questo disturbo e di parlarne con il proprio medico di fiducia
Non sei ancora pronto/a per l’estate? Vorresti dimagrire in modo rapido, controllato ed efficace?
Allora ti interesserà conoscere di più sulla DIETA CHETOGENICA!
La premessa su cui si basa la dieta chetogenica è la capacita dell’organismo di utilizzare con grande efficacia le riserve lipidiche quando la disponibilità dei carboidrati viene notevolmente ridotta.
I carboidrati vengono demonizzati come una delle prime cause dell’aumento di peso ed è per questo che la dieta chetogenica ha conquistato tutta questa fama. Un regime alimentare che ribalta il funzionamento del metabolismo, riducendo drasticamente i carboidrati ad un massimo di 50 grammi al giorno, sostituiti da una maggiore assunzione di proteine e grassi. Con carboidrati, però, non si intende solo pane o pasta, ma tutti quei cibi che contengono zuccheri.
La dieta chetogenica induce il corpo in uno stato definito chetosi: normalmente per ricavare l’energia necessaria per i processi metabolici, il corpo attinge dagli zuccheri che assumiamo tramite l’alimentazione; questo regime alimentare costringe il corpo a ricavare energia in maniera diversa: una volta esaurite le scorte energetiche iniziano a formarsi i corpi chetonici, molecole derivanti dai grassi di deposito e a questo livello il corpo comincia a perdere peso in modo rapido. Si tratta di una dieta che permette di bruciare più velocemente i lipidi e gli accumuli di grasso.
In genere la chetosi si raggiunge dopo pochi giorni, ma basta sbagliare anche di poco in termini di carboidrati per indurre l’organismo a bloccare il processo e ad utilizzare la sua fonte energetica preferita: gli zuccheri.
La dieta chetogenica è adatta per chi deve perdere peso in poco tempo, mantiene glicemia e insulina a livelli regolari, ma per evitare un regime sbilanciato, ma fatto ‘‘su misura’’ per ogni soggetto, deve essere seguita da uno specialista, che monitora con attenzione i progressi della dieta.
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Mangiare bene è la regola fondamentale per una vita lunga e in salute. Ma quanti controllano le etichette alimentari presenti sugli alimenti che si acquistano?
Le etichette sono state rese obbligatorie dall’UE nel 2011 su tutti i cibi confezionati, allo scopo di ottenere un elevato livello di tutela della salute per i consumatori, assicurando il diritto all’informazione. Tuttavia, ad utilizzare questo prezioso strumento, secondo i dati del dipartimento di Scienze e Politiche ambientali della Statale di Milano, non è che la metà circa dei consumatori.
Si tratta di un dato che dimostra quanto poco ci si informi su ciò che si assume, e su come la metà dei consumatori non curino la propria alimentazione con consapevolezza.
Infatti, il controllo regolare delle etichette, che ovviamente devono essere sapientemente interpretate, possono aiutare ad evitare molti errori.
Diversi esempi ce li fornisce l’endocrinologo e specialista in Scienze dell’alimentazione Lelio Morricone, alla guida della Nutrizione clinica e Prevenzione cardiovascolare dell’Irccs Sant’Ambrogio-Galeazzi di Milano.
1) È noto che è consigliabile assumere poco sale. Meglio evitare allora gli alimenti con più di 1,2 grammi di sale per 100 grammi di prodotto.
2) Gli ingredienti devono essere descritti sull’etichetta in ordine decrescente. Se in una crema alla nocciola il primo ingrediente è lo zucchero e la nocciola è al terzo posto a meno del 13%, mentre in un’altra la nocciola è il primo ingrediente con oltre il 45%, è facile capire quale delle due fa meno male.
3) Lo zucchero spesso è nascosto sotto altre voci: sciroppo di glucosio, sciroppo di fruttosio, maltosio, amido di mais, sciroppo di cereali, destrosio, fruttosio. Pertanto non bisogna fermarsi alla generica scritta «senza zucchero», ma leggere attentamente. La dose giornaliera consigliata è di 25 grammi al giorno.
4) Per gli alimenti integrali è meglio scegliere i prodotti con la scritta «farina integrale», significa che è ottenuta direttamente dalla macinazione del seme intero. Se invece leggiamo: «farina di frumento 00, crusca di frumento» vuol dire che di integrale c’è poco e che la farina è raffinata.
L’aumento inesorabile delle patologie legate ad una cattiva alimentazione sono la prova che è necessario puntare su un’alimentazione più sana e consapevole, a partire dagli acquisti. Oltre 18 milioni di italiani sono in sovrappeso e 5 milioni obesi. Fra i 6 e i 17 anni pesa troppo quasi un bambino su tre. Rispetto al 2001 il tasso di obesità è raddoppiato. Chi è in sovrappeso raddoppia la probabilità di ammalarsi di diabete: ne soffrono 3,7 milioni di italiani (più 70% in 18 anni). Aumenta il rischio ipertensione e malattie cardiache: il colesterolo alto colpisce il 21% dei maschi ed il 23% delle femmine.
Così come per l’alcool e per il tabacco, si rende necessaria una campagna di sensibilizzazione da parte
Dott. Giuseppe Pisano
Nutrizionista
Specializzazione in Patologia Clinica e Scienze dell’Alimentazione
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