Un’alimentazione equilibrata, quando si fa sport in montagna, è la base per affrontare in sicurezza e tranquillità tutte le attività di escursionismo, che si tratti di trekking, running, mountainbike o alpinismo.

Dare consigli e suggerimenti non è facile, poiché sono molti i fattori che influenzano la scelta dei giusti alimenti, come i gusti personali, il tipo di gita, la durata e il tempo, ma non impossibile. Affidarsi all’esperienza e alle conoscenze di un esperto in integrazione sportiva e nutrizione è la strada vincente per capire come muoversi in maniera corretta nel mondo dell’alimentazione in montagna.

Prima di tutto bisogna sapere quello di cui si ha bisogno e poi pensare all’organizzazione vera e propria. Tutti gli sportivi sono molto attenti alla valutazione dell’equipaggiamento, dell’abbigliamento, del peso dell’attrezzatura mentre spesso viene trascurata l’alimentazione. È invece responsabile organizzare le scorte alimentari pensando al tipo di attività e alla sua durata, informandosi sui punti acqua, bar e rifugi presenti sul percorso e visionando l’itinerario che si andrà a compiere.

Una giusta alimentazione deve quindi essere bilanciata rispetto al proprio fabbisogno. Anche in questo caso è fondamentale mantenere una corretta idratazione: bisogna bere con regolarità almeno un sorso d’acqua ogni 15/20 minuti al fine di favorirne un reale assorbimento.

Partendo dalla colazione, il suggerimento è quello di non esagerare, scegliendo quindi cibi nutrienti ma leggeri, capaci di fornire energia sufficiente senza appesantirci. L’ideale quindi potrebbe essere uno yogurt con dei cereali e un frutto, oppure una fetta di pane tostato con miele o marmellata senza zucchero.

Un buon pasto, durante una gita in montagna, potrebbe prevedere un piatto unico diviso in tre parti, con riso o pane integrale, verdura e proteine, e poi magari una macedonia. Ideale è ridurre i grassi, che durante un’escursione non servono, per diversi motivi. Primo, rallentano lo svuotamento dello stomaco e di conseguenza rallentano la disponibilità di energia.

Come snack le barrette, rappresentano una valida alternativa poiché, rispetto ai cibi freschi, offrono i nutrienti essenziali in poco spazio e non corrono il rischio di deteriorarsi.

Come opzione per il pranzo al sacco, è meglio scegliere cibi secchi e fonte in proteine. Toast o panini con pane integrale, con affettati magri e sgrassati dal grasso evidente, come speck, prosciutto crudo e cotto, bresaola, tacchino. Ottima anche la frutta fresca e magari un pezzettino di cioccolato fondente

Tra le categorie che più risento dell’arrivo dell’estate e delle alte temperature, troviamo le persone anziane: il caldo afoso e l’elevata umidità possono causare importanti situazioni di malessere fisico e psichico.


È possibile, però,  mantenere una condizione di benessere attraverso buone abitudini alimentari: come prima cosa, è necessario regolare l’apporto di acqua, di vitamine e di sali minerali. Infatti, in caso di inadeguata assunzione di liquidi, può insorgere uno stato di disidratazione; questa condizione si verifica quando l’introduzione di acqua, tramite liquidi e cibi, è inadeguata rispetto ai fabbisogni dell’organismo che, in estate in particolare, tende ad espellere attraverso il sudore.
L’acqua costituisce quindi un alimento fondamentale, al quale fare ricorso con costanza. Sono proprio gli anziani a dover prestare particolare attenzione, in quanto lo stimolo della sete spesso diminuisce con l´età avanzata, oppure le persone stesse si trattengono dal bere perché temono l’incontinenza urinaria, o ancora ritengono pericoloso un eventuale accumulo di liquidi.
È invece importante ripristinare la quantità di liquidi persi assumendo circa due litri di liquido, facendo attenzione che la temperatura della bevanda non sia eccessivamente bassa: la temperatura ideale, che permette un veloce assorbimento e un giusto raffreddamento, è intorno ai 10 gradi.
Bevendo in modo adeguato, oltre al reintegro dei liquidi persi si hanno diversi altri vantaggi: si combatte la stipsi, i reni funzionano in modo adeguato e la pelle si mantiene idratata.

Ottimi sono anche i succhi di frutta e le tisane, anche se vanno assunti con moderazione in quanto contenenti zuccheri e sempre in assenza di patologie che ne sconsigliano la somministrazione.
Vanno invece sempre evitate le bevande gassate, perché producono dilatazione gastrica e tensione colica. Va anche limitato l’uso di caffè e tè, che agiscono sul sistema nervoso in termini eccitanti e hanno effetti di vasocostrizione che possono contribuire a determinare un’ostruzione dei vasi sanguigni. Analogamente, è opportuno evitare le bevande alcoliche, che deprimono i centri nervosi e stimolano la diuresi, condizioni entrambe sfavorevoli alla dispersione di calore.

Frutta e verdura sono alimenti  ricchi di sali minerali, vitamine, antiossidanti e sostanze protettive delle membrane cellulari. Oltre a ciò, è importante assumere cibi ricchi di fibre (cereali, legumi e alcuni frutti come le mele), i quali da una parte trasmetteranno quel senso di sazietà che permetterà un adeguato apporto di cibo e dall’altra contribuiranno a migliorare la funzionalità intestinale.

Altri alimenti che devono essere presenti nella dieta degli anziani sono il calcio e il ferro.
Il calcio è contenuto nel latte e nei formaggi (che presentano un rapporto calcio/fosforo ottimale per l’organismo), nello yogurt e nel pesce. Il calcio è importante nell’alimentazione degli anziani perché combatte la fragilità delle ossa, condizione già collegabile al rallentamento delle secrezioni delle ghiandole endocrine (ghiandole sessuali e ipofisi) e alla carenza di vitamina D.
Il ferro è necessario alle persone anziane, in quanto particolarmente esposte al rischio di una sua carenza. Aumentiamo allora il consumo di legumi, radicchio verde, spinaci, uova, tonno in scatola, carne rossa e petto di pollo. Una dieta equilibrata deve prevedere anche questi alimenti, la cui mancanza  può essere concausa di anemia.

Il fabbisogno nutrizionale giornaliero deve essere fornito da 5 pasti: colazione, spuntino, pranzo, merenda e cena.
Si consiglia una ricca colazione, possibilmente costituita da yogurt, cereali e frutta fresca. In alternativa, pane e marmellata, con una bevanda come latte o succo di frutta.
Il pranzo prevede cereali, alimenti proteici come carne o pesce o uova, verdura e frutta fresca. I grassi vanno dosati in piccola quantità e usati a freddo come condimento.
La cena deve essere leggera. Un pasto abbondante rende la digestione lenta e laboriosa e disturba il sonno. Possono quindi essere consumati piatti unici freddi come insalate di riso o pasta, oppure carpacci di carne o di pesce.
Lo spuntino (uno a metà mattina e uno al pomeriggio) può essere fatto con frutta fresca o frullato di frutta.

Inoltre è importante sottolineare che è sempre bene evitare pasti abbondanti e cibi troppo caldi, che rallentano la digestione e aumentano la sensazione di calore.

Trascorrere l’intera giornata al mare e mangiare sotto l’ombrellone è da sempre un’abitudine che non passa mai di moda, anzi si rinnova di anno in anno, complice anche la crisi economica che spinge molte persone – soprattutto le famiglie – a centellinare i pranzi fuori casa, anche quando è estate.

Pranzare in spiaggia, però, non deve essere considerata una pratica “sminuente”, tutt’altro! Non è soltanto vantaggioso per il portafoglio, ma anche per la salute, mantenendo un’alimentazione sana ed evitando l’acquisto di cibi calorici. Una strada più che percorribile, insomma, a patto di seguire alcune “regole”.

Mangiare correttamente in spiaggia è, infatti, fondamentale se si vuole trascorrere una piacevole giornata al mare. Innanzitutto è importante assicurare al nostro organismo una corretta idratazione. Bere spesso durante l’arco della giornata, anche quando non sentiamo sete, ci permette di proteggere il nostro copro dalla disidratazione, mantenendo un corretto bilancio idrico.

In alternativa ai classici e pratici panini da arricchire con verdure e ingredienti freschi, il primo consiglio per quanto riguarda la scelta degli alimenti, è quello di prediligere i cereali come riso, cous cous, quinoa o farro conditi con verdure, ottimi per un pranzo leggero sotto l’ombrellone. Così come si può scegliere tra le tante ricette per la pasta fredda, ideale per mangiare in spiaggia.

È bene evitare pasti troppo impegnativi: vietati fritti, pasta al forno, timballi, fettine di carne, pizze o crescioni. Per un piatto unico e ben equilibrato dal punto di vista nutrizionale, bastano un po’ di prosciutto, di tonno o mozzarella in aggiunta alle verdure per condire pasta e cereali. Da abolire sono anche condimenti eccessivi e ricchi di grassi, privilegiando quindi l’olio extravergine di oliva.

Frutta e verdura rimangono le opzioni migliori: le insalatone, se conservate bene in spiaggia, possono essere una buona idea. È sempre meglio optare per frutta e verdura estive, come cetrioli, carote, zucchine e fagiolini, mentre per la frutta per praticità è meglio scegliere quella che può essere consumata con la buccia, ottima anche per gli spuntini.

Per chi ama la vita da spiaggia, non è importante solo sapere cosa mangiare, ma anche come comportarsi. Quali sono, allora, le regole da tenere a mente per evitare congestioni e malori al mare, proteggendo in particolare i bambini?

  1. dopo il pasto bisogna aspettare almeno due ore prima di entrare in acqua. Questo per evitare dolori alla pancia, vomito e congestione, con conseguenze a volte molto gravi;
  2. non immergersi bruscamente in acqua se si è sotto il sole da molto tempo o se si è appena fatta attività fisica. Controllare la temperatura dell’acqua ed entrare gradualmente, bagnandosi poco a poco il corpo;
  3. mangiare cibi leggeri, evitando i grassi;
  4. evitare di fare il bagno da soli;
  5. non allontanarsi troppo dalla riva (massimo 100 metri).

 

 

Le giornate estive, soprattutto quelle trascorse in vacanza, sono scandite da abitudini che non appartengono alla vita del resto dell’anno: temperature sensibilmente più alte, ritmi delle giornate che si discostano da quelli della solita routine, occasioni conviviali che aumentano, rappresentano un momento di destabilizzazione per il nostro organismo.

In particolare, quando ci sono di mezzo la spiaggia, il mare e il sole, il rischio di mangiare male durante la giornata aumenta, alternando pasti poco bilanciati e grandi abbuffate.

Nutrizione Pisano vi fornisce quindi alcuni utili consigli per mantenere una regolare e sana alimentazione:

  • Rispettare quotidianamente il numero e gli orari dei pasti, soprattutto la prima colazione, che deve essere privilegiata rispetto agli altri pasti, poiché fornisce il “carburante” per tutta la giornata. Si consiglia di scegliere alimenti freschi e ricchi di nutrienti, come ad esempio uno yogurt abbinato a dei cereali e della frutta fresca. Inoltre, non consumare un’adeguata prima colazione, predispone ad una maggiore assunzione di calorie nelle ore successive;
  • Bere almeno due litri (otto bicchieri) di acqua al giorno, poiché in estate si perdono minerali con l’aumento della sudorazione e della traspirazione, che possono essere reintegrati attraverso un’ottimale idratazione. Si consiglia anche di moderare il consumo di bevande con zuccheri aggiunti e limitare il consumo di bevande moderatamente alcoliche;
  • Aumentare il consumo di frutta e verdura di stagione, fornendo così al nostro corpo la maggior parte dei nutrienti di cui ha bisogno per fronteggiare il caldo e la spossatezza che ne deriva;
  • Moderare il consumo di piatti elaborati e ricchi di grassi, poiché l’organismo consuma meno energia. È consigliabile, quindi, moderare l’apporto calorico, preferendo una cottura in grado di mantenere inalterato l’apporto di minerali e vitamine, diminuendo anche la quantità di sale da aggiungere durante la preparazione e utilizzare l’olio extravergine di oliva come condimento;
  • Evitare pasti completi con primo, secondo e contorno, optando generalmente per piatti unici bilanciati che possono fornire i nutrienti di un intero pasto. Alcuni degli abbinamenti possibili sono pasta con legumi e/o verdure, carne/pesce/uova con verdure;

Crea una dieta personalizzata, basata sulle tue esigenze specifiche, consultando il Dott. Giuseppe Pisano!

Quando fa caldo, non è semplice condurre un’attività sportiva regolare.

Correre o fare sport quando le temperature sono molto alte espone al rischio di disidratazione, insolazione e altri disturbi legati al caldo.

Proprio per questo motivo è importante bere molta acqua prima, durante e dopo lo sforzo: bastano uno o due sorsi ogni 10 minuti per ottimizzare la fase di recupero, evitando così il rischio di causare danni al livello dei tessuti muscolari.

Per reintegrare la perdita di acqua e sali minerali, è necessario inoltre introdurre frutta e verdura fresche nella propria alimentazione.

Importante è anche sapersi vestire per fare sport. Il consiglio è di scegliere capi ampi e traspiranti in modo da far raffreddare il corpo più facilmente. I vestiti running estivi sono studiati appositamente per la corsa quando il termometro sale molto: la stoffa aiuta a far passare il sudore verso l’esterno, mantenendo la pelle asciutta.

Per evitare i colpi di calore, è consigliato bagnarsi ogni tanto la testa e la parte superiore del corpo, inoltre è utile indossare un cappello per proteggersi dai raggi del sole e per evitare che il sudore coli sugli occhi.

Ricorda sempre di ascoltare il tuo corpo e di non sottoporti a sforzi eccessivi!

 

La fame nervosa non nasce da un bisogno fisiologico di nutrirsi, ma è scatenata da fattori psicologici come:

  • stress;
  • ansia;
  • noia;
  • tristezza.

È un disturbo alimentare che si verifica quando non riusciamo a gestire o controllare questo tipo di emozioni o sensazioni, oppure tendiamo a vivere situazioni complicate a cui non riusciamo a trovare una soluzione.

In questi casi, il cibo diventa uno strumento, mal utilizzato, nel quale rifugiarci per non dover affrontare ciò che ci fa stare male. Più le emozioni sono forti e meno le riusciamo a gestire, più il bisogno di mangiare diventa compulsivo e incontrollato.

Secondo alcuni studi le persone comprese fra i 16 e i 40 anni hanno sofferto almeno una volta nella vita di fame nervosa e le donne sono quelle più inclini a soffrirne.

Ma come si fa a capire se siamo presi da un attacco di fame nervosa? Ci sono dei segnali che ci indicano che non stiamo mangiando per necessità, ma stiamo tentando di non affrontare le nostre emozioni:

  • un continuo stato di ansia oppure di tristezza;
  • mangiare quando non ne avvertiamo un bisogno fisiologico;
  • mangiare per consolazione o in sostituzione a qualcosa che ci manca o di cui non riusciamo a trovare piacere;
  • mangiare tutto ciò che capita, soprattutto unendo cibi dolci a quelli salati;
  • mangiare senza assaporare il cibo e senza trovare piacere nel pasto;
  • provare senso di rilassatezza dopo aver ingurgitato grandi quantità di cibo, ma anche un senso di vergogna per l’abbuffata appena fatta.

Può sembrare difficile uscire da una situazione che sembra più grande di noi. Il primo passo è sicuramente la conoscenza e la consapevolezza di noi stessi e delle nostre emozioni: ogni volta che sentiamo l’impulso irrefrenabile di mangiare qualcosa, proviamo a soffermarci sulle nostre emozioni. Capire cosa c’è che non va, ci aiuta a focalizzarci meglio su come trovare una soluzione per cambiare ciò che ci fa stare male.

Anche provare a impiegare il tempo in maniera diversa facendo attività sportiva o un’attività rilassante aiuta molto. In questo modo possiamo scaricare le tensioni e liberare la testa, sentendo meno il bisogno di coccolarci con cibi che non ci fanno bene.

In questi casi è molto importante scegliere di rivolgersi a professionisti in grado di ristabilire un equilibrio fisico e psicologico, lavorando sul rapporto con il cibo.

Il Covid-19 non ha fermato la lotta ai disturbi alimentari, infatti, anche durante l’emergenza sanitaria, Il Ministero della Salute ha fortemente sostenuto i progetti CCM:
la piattaforma per il contrasto alla malnutrizione in tutte le sue forme;
la mappatura territoriale (MANUAL) dei centri dedicati alla cura dei Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione.

Attraverso la Piattaforma per il contrasto alla malnutrizione, il Ministero della Salute mira a promuovere la dieta mediterranea, considerandola non solo ottima dal punto di vista alimentare, ma anche come un vero e proprio “stile di vita”, per la lotta ai disturbi legati all’alimentazione, e per la prevenzione di numerose patologie.
Lo studio, portato avanti anche nel periodo della pandemia, ha constatato che negli ultimi cinque anni si è riscontrato un calo dell’età media in cui si va incontro ai primi segni di disturbi alimentari.

Il numero e la percentuale di ricoveri per diagnosi principale di bulimia nervosa (BN) mostra un decremento dei ricoveri dal 2014 al 2018, in particolare nelle femmine, passando da 1 su 100.000 abitanti a 0,73 su 100.000 abitanti.

Invece, confrontando il tasso di ospedalizzazione del 2018 per anoressia nervosa (AN) distribuito per età con lo stesso studio riferito agli anni 2004-2005 emerge una distribuzione sovrapponibile nell’età adolescenziale con un picco intorno ai 17 anni, mentre risulta significativamente diminuito il tasso di ospedalizzazione nell’età adulta.

Per quanto riguarda i tassi di ospedalizzazioni nelle diverse regioni italiane, emergono forti differenze tra una regione e l’altra: nelle regioni dove sono presenti reti di servizi diffuse e specializzate nel trattamento dei disturbi alimentari, il tasso di ospedalizzazione è molto più basso, evidenziando come un intervento precoce nel territorio possa evitare l’aggravarsi dei quadri clinici e migliorare la prognosi.

Riguardo al progetto MANUAL, il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore della Sanità, portano avanti un puntuale aggiornamento della mappatura di strutture e associazioni dedicate ai disturbi alimentari. Il fine è quello di garantire ai soggetti affetti da queste patologie e alle loro famiglie, i migliori livelli di intervento immediato.

Il nichel è un metallo molto presente in natura.

L’allergia a questo elemento non è solo quella da contatto che si manifesta con eritemi, ma è spesso legata anche all’alimentazione e si presenta con mal di testanausee e gonfiori addominali.

In questo caso, basterebbe quindi eliminare tutti i cibi che contengono nichel se non fosse che è presente, in misura diversa, in quasi tutti gli alimenti.

Quindi come fronteggiare questo problema?

Innanzitutto è importante conoscere gli alimenti che si portano in tavola. Tra i più ricchi di nichel troviamo:

  • il cioccolato;
  • la frutta secca;
  • gli spinaci;
  • i legumi;
  • i pomodori.

Tra gli alimenti che invece presentano una percentuale più bassa di questo metallo, troviamo:

  • i latticini;
  • la maggior parte delle carni;
  • la maggior parte dei pesci;
  • le patate;
  • il sedano;
  • le uova.

Tra le farine va fatta una distinzione poiché quella di frumento non è indicata, ed è quindi necessario ripiegare sulle fecole e sugli amidi. Sono consentite anche la farina di riso e, in misura minore, quella di mais.

Inoltre, quando è possibile, si consiglia di scegliere le farine certificate macinate a pietra, per evitare il contatto con le macine di metallo che potrebbero rilasciare nichel.

È importante fare attenzione non solo al cibo, ma anche al modo in cui esso viene preparato. Sono infatti sconsigliati gli utensili in legno o materiali porosi, escludendo anche pentole in acciaio non garantite, e si sconsiglia l’utilizzo di cibi in lattina.

La cosa più importante da fare, però, è quella di rivolgersi ad un nutrizionista, che grazie alle sue competenze, è in grado di creare un programma alimentare sano ed equilibrato scegliendo gli alimenti giusti e nelle dosi corrette, compensando quindi si squilibri dovuti all’impossibilità di assimilare tutti gli alimenti.

La scelta di alimenti provenienti da agricoltura biologica non solo è vantaggiosa per tutelare la salute i benessere del nostro corpo, ma è anche una scelta eco-sostenibile che protegge il pianeta.

Nello specifico le ragioni che ci spingono a privilegiare gli alimenti biologici sono molteplici:

  • numerose ricerche hanno dimostrato come il cibo biologico sia più ricco in nutrienti rispetto ad altri tipi di cibo, vantando maggior quantità di vitamina C, antiossidanti , minerali, calcio, ferro, cromo e magnesio;
  • sono liberi dai pesticidi e fertilizzanti, tossici per il nostro organismo e utilizzati nell’agricoltura convenzionale;
  • favoriscono la crescita del corpo e del cervello dei bambini, in quanto l’organismo in via di sviluppo dei bambini è più sensibile alle tossine di quanto non lo sia quello degli adulti, quindi scegliere il biologico aiuta ad alimentare i bambini senza esporli ai pesticidi e agli organismi geneticamente modificati;
  •  mangiare biologico può ridurre il rischio di cancro, poiché L’EPA, l’Agenzia statunitense per la Protezione dell’Ambiente considera il 60% degli erbicidi, il 90% dei fungicidi e il 30% degli insetticidi come potenzialmente cancerogeni;
  • il cibo biologico sostiene la terra proprio a causa del mancato impiego di pesticidi e fertilizzanti, distruttivi per l’ambiente;
  • la scelta di alimenti biologici coltivati in aziende biologiche di piccole dimensioni aiuta a garantire il sostentamento delle famiglie di agricoltori indipendenti;
  •  la maggior parte del cibo biologico ha un sapore migliore rispetto all’equivalente cresciuto con pesticidi;
  • il cibo biologico non è esposto al processo di maturazione artificiale con il gas;
  • scegliere carne biologica diminuisce la tua esposizione agli antibiotici, agli ormoni sintetici e ai farmaci che dagli animali passano a te;
  •  il cibo biologico sostiene una maggior biodiversità, fondamentale per la vita del pianeta, invece il cibo geneticamente modificato e non biologico si focalizza sulla monocoltura ad alto rendimento e sta distruggendo la biodiversità.

 

La disidratazione è una condizione molto comune e pericolosa, troppo spesso sottovalutata anche se il nostro corpo manda chiari segnali.

L’acqua, infatti, rappresenta un elemento essenziale per il corretto funzionamento del nostro organismo, essendo uno “strumento” indispensabile per lo svolgimento di tutti i processi fisiologici e delle reazioni biochimiche che avvengono nel nostro corpo.

In particolare è fondamentale per la digestione, l’assorbimento e l’utilizzo di nutrienti e vitamine. Anche prestando attenzione all’alimentazione, se si beve poco, si assumono una parte minima delle proprietà che ogni cibo offre.
Il gusto apporto di acqua aiuta il tuo fisico anche ad essere più vitale, energico e reattivo. Inoltre, migliora anche la tua concentrazione e la reazione mentale.

Ma quali sono i sintomi della disidratazione?

⦁ alito cattivo: se la bocca è secca per mancanza di acqua nel corpo, la saliva non ha la possibilità di eliminare gli avanzi di cibo tra i denti e le gengive, generando la crescita di batteri e causando così l’alito cattivo;

⦁ irritabilità: stanchezza, irritabilità, mal di testa e scarsa concentrazione sono sintomi tipici della disidratazione, che incide anche sulle funzioni della mente delle emozioni;

⦁ voglia di dolci: quando perdiamo acqua, per il caldo o dopo l‘esercizio fisico, si potrebbe confondere il bisogno di bere col desiderio di uno spuntino, meglio ancora se dolce. Per reintegrare i liquidi, ma anche gli elettroliti e le scorte di glicogeno consumate, scegli della frutta fresca o uno smoothie, ricchi di acqua e sali minerali;

⦁ pelle poco elastica: la mancanza di liquidi rende la pelle spenta e poco elastica, poiché l’acqua nutre anche le cellule epiteliali, stimolandone la rigenerazione;

⦁ riduzione della resistenza alla fatica: se il tuo organismo sta soffrendo una carenza di liquidi, si riduce la pressione sanguigna e il tuo cuore è obbligato a un sovraccarico di lavoro, per questo motivo si nota un calo nella resistenza. L’acqua inoltre è necessaria per ossigenare il sangue e aiuta il trasporto di sostanze nutritive alle cellule del muscolo;

⦁ stitichezza: le fibre sono fondamentali per la regolarità del tuo intestino, ma anche una buona dose di liquidi aiuta ad ammorbidire le feci, favorendo l’evacuazione;

⦁ capogiri: quando siamo in carenza idrica la nostra pressione sanguigna diminuisce. Il calo della pressione nel sangue può ridursi a tal punto da causare un collasso cardiocircolatorio, con sintomi quali capogiri, svenimenti e perdita di coscienza.

Oltre ad introdurre regolarmente due litri di acqua al giorno, per aiutare il tuo organismo a combattere la disidratazione parti dalla tavola: il cibo infatti è uno dei migliori alleati migliori.