L’umore è generalmente flessibile: quando gli individui vivono eventi o situazioni piacevoli esso flette verso l’alto, al contrario, flette verso il basso in situazioni negative e spiacevoli.

Nelle condizioni più difficili, come in caso di depressione, l’umore non mostra questa flessibilità, ma è costantemente flesso verso il basso, indipendentemente dalle situazioni esterne.

I sintomi più comuni sono:

  • sensazione di tristezza, solitudine, apatia;
  • sviluppare un concetto di sé negativo;
  • concentrarsi su desideri regressivi e auto-punitivi;
  • cambiamenti vegetativi, come anoressia, insonnia, perdita di libido;
  • cambiamento nel livello di attività.

 

Anche in questo caso l’interazione con il cibo rappresenta un aspetto importante. Una corretta alimentazione fornisce tutti i nutrienti necessari al buon funzionamento dell’organismo, evitando scompensi che potrebbero agevolare lo sviluppo di uno stato depressivo.

Si consiglia quindi di integrare la propria dieta assumendo:

  1. CARBOIDRATI, un’ottima fonte di energia, utile per aumentare i livelli di serotonina, conosciuta come ormone del buonumore;
  2. CEREALI, meglio se integrali, che vengono assorbiti lentamente, mantenendo stabili i livelli di energia e di zucchero nel sangue;
  3. CROMO, importante per aumentare i livelli di serotonina e melatonina che aiutano a regolare le emozioni e l’umore;
  4. ACIDO FOLICO, o vitamina B9, che aiuta il corpo a sintetizzare nuove cellule e contribuisce a regolare la serotonina. Bassi livelli di acido folico, infatti, possono provocare stanchezza e si associano a stati depressivi;
  5. FERRO, importante per la funzionalità cognitiva e cerebrale;
  6. MAGNESIO, in quanto una sua carenza può provocare irritabilità, affaticamento, confusione mentale e predisposizione allo stress;
  7. VITAMINA B12, fondamentale per la formazione e il buon funzionamento del sistema nervoso;
  8. ZINCO e SELENIO, che modulano la trasmissione degli impulsi nervosi;
  9. ACIDI GRASSI OMEGA3, efficaci nel contrastare l’effetto depressivo.

Un nutrizionista può aiutarti a ristabilire il giusto rapporto con il cibo attraverso la rieducazione alimentare, creando un programma basato sulle tue specifiche esigenze.

Richiedi una consulenza al Dott. Giuseppe Pisano.

Le smagliature sono una traccia evidente dell’estensione cutanea provocata da un repentino aumento di peso, o molto spesso dalla gravidanza.

Si formano a causa della rottura delle fibre proteiche elastiche del derma, che è lo strato intermedio della pelle e, anche se inizialmente sono caratterizzate da linee di colore rosa o violaceo, ovvero i segni della lesione capillare, con il tempo cambiano aspetto diventando chiare e lucide.

I punti del corpo più colpiti riguardano: cosce, addome, fianchi, seno e braccia.

Anche se nella comparsa e nella guarigione delle smagliature influiscono in maniera rilevante le caratteristiche personali, ci sono alcuni accorgimenti finalizzati alla prevenzione:

  1. adattare una dieta specifica studiata per favorire l’apporto di sostanze fondamentali per il mantenimento dell’elasticità cutanea;
  2. praticare attività fisica;

 

Nello specifico la dieta contro le smagliature ha uno scopo essenzialmente preventivo e protettivo, mirando a garantire alle cellule dermiche quantità adeguate dei nutrienti necessari per la sintesi di macromolecole che conferiscono turgore ed elasticità alla pelle.

Infatti, le smagliature risultano essere più evidenti nelle persone che conducono una dieta poco equilibrata, con alcune mancanze nutrizionali.

In generale, la dieta specifica da seguire per contrastare l’insorgenza di questo problema deve prevedere il consumo di:

  • acidi grassi polinsaturi, soprattutto quelli essenziali del gruppo omega3, che mostrano una correlazione significativa con la salute della pelle;
  • sostanze fenoliche, ovvero gli antiossidanti, utili contro la lotta ai radicali liberi che compromettono la sensibilità delle membrane cellulari;
  • vitamine A e C, che svolgono rispettivamente un ruolo chiave nella difesa della pelle dai raggi UV e nella sintesi del collagene;
  • vitamina B2, fondamentale per il mantenimento della salute cutanea;
  • amminoacidi, in quanto la loro mancanza potrebbe causare una ridotta sintesi di collagene ed elastina nel derma;
  • acqua, poiché l’idratazione è una condizione fondamentale per il mantenimento dell’elasticità cutanea.

 

Per creare un programma alimentare su misura per te che rispetti le necessità del tuo corpo, rivolgiti al Dott. Giuseppe Pisano!

La sindrome del colon irritabile è un insieme di disturbi intestinali cronici, riconducibili al tratto di intestino crasso, ovvero il colon.

In questo particolare disturbo, l’intestino non presenta alcuna anomalia che riguardi l’aspetto e l’anatomia intestinale, ma all’origine di questa condizione ci sarebbe un’atipica comunicazione tra l’encefalo, le fibre nervose che rivestono l’intestino e i muscoli intestinali.

Lo strato di cellule muscolari che costituiscono parte della parete intestinale, consente il transito e la prograssione del cibo durante il processo digestivo, attraverso contrazioni ritmiche. Secondo gli studi scientifici più attendibili, la presenza della sindrome del colon irritabile sarebbe responsabile di contrazioni troppo forti e di durata troppo lunga o, al contrario, di contrazioni troppo deboli. Le contrazioni troppo forti comporterebbero l’insorgenza di sintomi, quali meteorismo, senso di gonfiore all’addome e diarrea; le contrazioni troppo deboli, invece, sarebbero all’origine di un rallentamento del transito intestinale e di problematiche come feci troppo dure o secche.

Una delle domande più frequenti dei pazienti che soffrono di colon irritabile, riguarda quali sono i cibi da evitare. Nonostante sia innegabile che la dieta influisca in modo incisivo, e la maggior parte dei pazienti riconosce il ruolo specifico di alcuni alimenti nello scatenamento dei sintomi, gli alimenti che possono intensificarli, variano da paziente a paziente, rendendo difficile l’identificazione di una dieta generica.

È comunque possibile individuare un elenco di alimenti potenzialmente più a rischio:

  • latte e derivati;
  • marmellata;
  • frutta come pesche, pere, prugne e uva;
  • verdura come cavoli, carciofi, cipolle, rucola e cetrioli;
  • patate;
  • legumi;
  • spezie, dadi e alimenti concentrati;
  • caffè e tè;
  • coca cola e bevande gassate;
  • cibo in scatola;
  • carne rossa.

Ci sono inoltre altri accorgimenti da considerare per far fronte a questa patologia: si consiglia di mangiare lentamente; consumare pasti leggeri e frequenti; ridurre l’apporto di alimenti che aumentano la produzione di gas intestinali e, per evidenziare gli alimenti in grado di causare reazioni, può essere utile ricorrere a diete di esclusione o reinserimento dei cibi sospettati.

Un nutrizionista può aiutare il paziente nella gestione di questa condizione attraverso la rieducazione alimentare, ovvero impostando un regime alimentare mirato al controllo della sintomatologia. Inoltre assiste il paziente monitorando lo stato nutrizionale, l’assunzione di macro e micronutrienti ed il livello di energia, per mantenere una corretta nutrizione e la giusta assunzione di tutti i nutrienti dal punto di vista qualitativo e quantitativo.

 

Richiedi una consulenza con il Dott. Giuseppe Pisano!

Il ritmo cardiaco in una persona adulta a riposo, è compreso fra i 60 e i 100 battiti al minuto. Si parla di tachicardia quando il ritmo cardiaco risulta accelerato o irregolare, superando quindi la soglia dei 100 battiti al minuto.

I fattori che possono causare, direttamente o indirettamente, alterazioni nel della frequenza cardiaca sono molteplici. Oltre alla presenza di malattie cardiovascolari,  tra i più comuni troviamo: sforzo fisico, ansia, stress, stili di vita non salutari, assunzione di farmaci e febbre.

Quando il cuore batte troppo velocemente, non è in grado di pompare in maniera efficace il sangue in tutto il corpo e, conseguentemente, gli organi e i tessuti dell’organismo non ricevono più il necessario quantitativo di ossigeno. Ciò può causare la comparsa di sintomi come:

  • respiro corto;
  • senso di svenimento;
  • palpitazioni, battito cardiaco irregolare o una sensazione di fastidio al petto;
  • dolore al petto;

L’alimentazione è fondamentale nella prevenzione di questo disturbo. Seguire una dieta varia e bilanciata, ricca di frutta, verdura, cereali integrali, legumi e pesce, diminuisce il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari.

È necessario prestare attenzione al consumo di grassi saturi e colesterolo, che depositandosi nelle arterie, aumenta la possibilità di ostruirle. Si consiglia quindi di evitare carni rosse e grasse, insaccati, uova, burro, panna, dolci e cibi che contengono olio di cocco e olio di palma.

I cibi che invece aiutano a diminuire i livelli di colesterolo nel sangue, sono quelli ricchi di grassi polinsaturi come il pesce azzurro, l’avocado, le noci e i semi.

Grazie al loro contenuto di acqua, vitamine, minerali e fibre, frutta e verdura sono alimenti indispensabili per garantire al nostro organismo un pieno di vitalità e salute. Il consumo giornaliero di almeno 2 porzioni di frutta e 2 porzioni di verdura, unito al consumo di olio extra-vergine di oliva, che oltre a fornire grosse quantità di antiossidanti, contribuisce ad abbassare i livelli di colesterolo, rappresenta un vero e proprio pilastro per combattere quotidianamente il rischio di contrarre malattie cardiovascolari.

 

Per creare una dieta sana ed equilibrata che rispetti i tuoi bisogni specifici e che garantisca il giusto apporto energetico al tuo corpo, rivolgiti al dott. Giuseppe Pisano!

La Bulimia nervosa si definisce come un disturbo psichico che può comparire durante la prima adolescenza ed è caratterizzato da una costante preoccupazione per il peso e le forme del proprio corpo.

I soggetti affetti da questo tipo di disturbo tendono ad esercitare in maniera eccessiva il controllo sulla propria dieta, seguendo un regime ferreo e spesso povero di nutrienti essenziali. Ciò che però caratterizza la Bulimia, è l’improvvisa sensazione di fame incontrollabile che si soddisfa con delle grosse quantità di cibo ingerite velocemente. Dopo queste abbuffate, chiaramente si palesa la paura di aumentare di peso, che spinge a sua volta la messa in atto di comportamenti “compensatori”, ovvero vomito indotto, uso improprio di lassativi, digiuno ed eccessivo esercizio fisico.

Il vomito ripetuto e l’abuso di lassativi o diuretici inducono scompensi dei livelli ematici di potassio, con serie ripercussioni a livello cardiaco, renale e cerebrale, oltre a provocare patologie secondarie come gastriti, esofagiti, emorroidi e prolasso rettale. Inoltre il vomito  può condurre ad una cospicua e permanente perdita dello smalto dentale, specialmente dei denti incisivi, e aumenta la frequenza delle carie.

Per contrastare la Bulimia nervosa, si attua una terapia cognitivo – comportamentale. L’obbiettivo del trattamento è, innanzitutto, quello di normalizzare il comportamento alimentare, in quanto i pazienti devono riacquistare accettabili attitudini nei riguardi del cibo e modificare la convinzione che il peso costituisca l’unico o il principale fattore in base per valutare il proprio valore personale.

L’intervento di un nutrizionista, in questo frangente, può aiutare sul fronte della rieducazione alimentare. È fondamentale riabituare il paziente ad un’alimentazione corretta, aiutarlo a stabilire  sequenze di pasti regolari, e incoraggiarlo nella pratica di esercizio fisico controllato e non eccessivo.

Il reflusso gastroesofageo è un disturbo legato alla risalita del contenuto gastrico nell’esofago che, non avendo le debite protezioni verso un pH tanto acido, nel lungo termine può danneggiarsi determinando una sintomatologia caratterizzata da: pirosi retrosternale, rigurgito e dolore epigastrico. Ciò che determina questo disturbo è l’alterazione dell’equilibrio tra gli agenti aggressivi, ovvero il contenuto gastrico acido e quelli preventivo-difensivi dell’esofago.
L’alimentazione diventa quindi di fondamentale importanza per evitare o ridurre questo disturbo: sono consigliati alimenti magri e ricchi di proteine come carne bianca, uova e pesce perché più facili da digerire, cereali integrali a basso contenuto di grassi che assorbono i succhi gastrici dello stomaco, verdura fresca e frutta a basso contenuto di acido citrico come meloni, pere, mele, banane e frutti di bosco in quanto mantengono accettabile il tasso di acidità dello stomaco. Sono da evitare invece alimenti ricchi di grassi, cioccolato, menta, bevande gassate o a base di caffeina, pomodori crudi e spezie come pepe, peperoncino e noce moscata.
Oltre all’alimentazione, per combattere questo disturbo è consigliato bere molta acqua e condurre uno stile di vita sano. Tenere sotto controllo il peso è quanto viene richiesto ai pazienti, ancor prima di iniziare la terapia, ed è quindi opportuno svolgere attività fisica a bassa intensità.
Prenota una consulenza con il dott. Giuseppe Pisano e crea un programma alimentare specifico per le tue esigenze!

I casi di intolleranza al glutine sono sempre più diffusi e sembra che molte persone ne soffrano senza saperlo. Questo avviene perché si sottovalutano alcuni sintomi che possono venir fuori a qualsiasi età e che spesso non si collegano con facilità a questo tipo di intolleranza.
Il glutine è un complesso proteico, formato dall’unione di due tipologie di proteine ed è presente nei cereali e nel frumento. La prolamina è una delle frazioni proteiche che costituiscono il glutine, ed è la responsabile dell’effetto tossico per chi soffre di intolleranze e celiachia.
A differenza delle allergie al grano, la Celiachia non è indotta dal contatto epidermico con il glutine, ma esclusivamente dalla sua ingestione. La conseguenza è un’infiammazione che danneggia il rivestimento dell’intestino, provocando gravi danni alla mucosa intestinale quali l’atrofia dei villi intestinali, e ostacolando l’assorbimento di alcuni nutrienti essenziali. Se non trattato, questo disturbo può portare a complicanze anche drammatiche, come il linfoma intestinale.
i sintomi principali della celiachia che possono far scattare il campanello d’allarme sono:
· gonfiore, dolore addominale e diarrea, per quanto riguarda i sintomi intestinali;
· stanchezza cronica, una sensazione costante di debolezza e mancanza di energia;
· iponutrizione e perdita di peso, poiché la celiachia ostacola l’assorbimento di importanti nutrienti che l’organismo ottiene dal cibo;
· anemia, ovvero una diminuzione di emoglobina nel sangue;
· dermatite erpetiforme, attualmente considerata come la variante cutanea della malattia celiaca, si manifesta soprattutto in corrispondenza di gomiti, ginocchia e glutei.
La completa esclusione del glutine dalla dieta non è facile da realizzare: i cereali non permessi ai celiaci si ritrovano in numeorsi prodotti alimentari ed il rischio di contaminazione accidentale da glutine è spesso presente nei processi di lavorazione dell’industria alimentare.
Si consiglia quindi una dieta ricca di frutta, verdura e legumi. A seguire latte e derivati, carne persce e uova. Quando si consumano alimenti confezionati si consiglia di leggere sempre attentamente l’etichetta per essere certi che non ci siano tracce di glutine.
Per garantire il giusto apporto di nutrienti al tuo corpo, è opportuno rivolgersi ad un professionista in grado di creare una dieta adeguata ai propri bisogni specifici.

La tiroide svolge la funzione di regolatore nel nostro organismo. I piani su cui agisce sono molteplici: regola le funzioni essenziali, il consumo energetico, la salute delle ossa, e nelle donne anche la fertilità. In Italia sono più di 6 milioni le persone affette da problemi legati a questa fondamentale ghiandola. Le patologie più diffuse sono:
· l’ ipotiroidismo, ovvero quando la tiroide lavora meno di quanto dovrebbe, producendo un quantità insufficiente di ormoni;
· l’ ipertiroidismo, cioè quando la tiroide lavora più di quanto dovrebbe, producendo tiroxina in modo eccessivo e generando una serie di scompensi che rischiano di compromettere la salute e la qualità della vita.
Entrambe le patologie, oggi, sono curabili farmacologicamente, ma anche l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale nel funzionamento di questa ghiandola.
Chi soffre di ipertiroidismo potrebbe notare un dimagrimento inspiegato, dovuto proprio all’iperattività della tiroide. Più che aumentare l’apporto calorico quotidiano per recuperare il peso perso, è indispensabile impostare uno stile alimentare completo ed equilibrato che garantisca l’assimilazione dei più importanti principi nutritivi, ricco di vitamine e sali minerali.
Il primo nemico per chi soffre di ipertiroidismo è lo iodio, da evitare innanzitutto come componente del sale. Una particolare attenzione, inoltre, deve essere posta sui cibi che contengono elevate quantità di questo elemento, come i crostacei e i molluschi in generale.

Al contrario chi soffre di ipotiroidismo tra i vari sintomi, potrebbe notare un aumento di peso corporeo, dovuto al rallentamento del metabolismo. Anche in questo caso è necessario seguire una sana alimentazione, che prevede di scegliere proteine animali ricche di ferro, come carni rosse cotte a bassa temperatura, e di iodio come pesce, alghe, frutti di mare. È bene invece non eccedere con le diete ricche di uova e salumi perché tendono a rallentare la funzionalità della tiroide.

In entrambi i casi si raccomanda di introdurre nell’ alimentazione molta frutta, verdura e legumi come ceci, fagioli, lenticchie e soia.

Per avere maggiori informazioni consulta il Dott. Giuseppe Pisano!

L’artrosi, detta anche osteoartrosi, è una malattia cronica degenerativa che colpisce le articolazioni. È caratterizzata dalla perdita della cartilagine articolare, che viene sostituita da nuovo tessuto osseo, ciò provoca dolore ed una limitazione nei movimenti.
Si tratta di un disturbo molto comune, nella maggiori parte dei casi compare dopo i quarant’ anni e si riscontra nella quasi totalità dei settantenni.
L’alimentazione, anche in questo caso gioca un ruolo fondamentale poiché l’equilibrio dietetico va a colmare squilibri che aggravano il processo artrosico, e combatte lo stress ossidativo, causa dell’invecchiamento delle articolazioni.
È importante orientarsi su un’alimentazione equilibrata e varia, basata sul consumo di lipidi, proteine e carboidrati, macronutrienti fondamentali per la salute dell’organismo.
Nello specifico i cibi da preferire sono:
· cereali integrali, che garantiscono il giusto apporto di fibre;
· pesce azzurro, legumi e albume d’uovo come fonte di proteine;
· frutta e verdura di stagione preferibilmente biologiche;
· frutta secca e semi.
Ci sono tuttavia dei cibi da evitare perché contribuiscono ad aumentare gli stati infiammatori, e quindi la sintomatologia dolorosa che ne deriva. Tra questi troviamo:
· le solanacee, ovvero melanzane, peperoni, pomodori e patate, contenenti solanina, un potente infiammatorio;
· il latte e i suoi derivati, preferendo un latte vegetale senza zuccheri;
· la carne rossa e gli insaccati;
· eccessive quantità di sale e zucchero.
Per creare una dieta su misura per te, nel rispetto delle tue necessità, prenota una consulenza con il dott. Giuseppe Pisano!

Il diabete è una malattia caratterizzata dall’aumento del glucosio nel sangue, legato in genere ad un’ anomala produzione di insulina da parte del pancreas. Se non curata, possono insorgere gravi complicazioni a carico dei reni, del sistema cardiovascolare e del sistema nervoso. Tra le cause principali troviamo una cattiva alimentazione ricca di zuccheri e la sedentarietà.

La maggior parte dello zucchero che ingeriamo, deriva non solo dai cibi di produzione industriale, dai dolci e dalle bevande gassate, ma anche dal cibo spazzatura come hamburger, würstel e cibi in scatola.

Quando si eccede con questo tipo di alimentazione, si va incontro ad una serie di sintomi che rappresentano campanelli d’allarme: aumento di peso; formazione di grasso addominale; sonnolenza dopo i pasti; attacchi di fame improvvisi e frequenti; problemi allo stomaco; mal di testa e frequenza cardiaca alterata.

In presenza di almeno due di questi sintomi è fondamentale rivolgersi ad uno specialista per riequilibrare la propria dieta e regolare la propria attività fisica.

Tuttavia ci sono piccoli accorgimenti a tavola che possono aiutare a prevenire e controllare questa condizione.

  1. È fondamentale aumentare l’apporto di fibre poiché, soprattutto quelle contenute nelle verdure, assorbono una parte degli zuccheri forniti dal pasto, impedendone così l’assimilazione;

  2. Insieme ai cereali, è importante consumare proteine in ogni pasto, alternando pesce, legumi, carni magre, uova, ricotta e fiocchi di latte;

  3. Ridurre al minimo il consumo di salumi e carni rosse aiuta a preservare la salute di fegato, cistifellea e pancreas, oltre che a prevenire l’aumento di peso;

  4. Importante è anche sostituire lo zucchero con la stevia, che contribuisce a ridurre il desiderio di dolce e non alza la glicemia nel sangue;

  5. Per aumentare l’efficacia dell’insulina, aiuta consumare alimenti ricchi di cromo;

  6. Inoltre è consigliato di eliminare il consumo di bevande zuccherate poiché lo zucchero che arriva nel sangue attraverso i liquidi crea picchi glicemici più elevati e riduce la sensibilità all’insulina più velocemente;

  7. Infine è fondamentale assicurarsi un’ idratazione ottimale bevendo frequentemente acqua.

Per maggiori informazioni consulta il dott. Giuseppe Pisano: