La fame nervosa non nasce da un bisogno fisiologico di nutrirsi, ma è scatenata da fattori psicologici come:

  • stress;
  • ansia;
  • noia;
  • tristezza.

È un disturbo alimentare che si verifica quando non riusciamo a gestire o controllare questo tipo di emozioni o sensazioni, oppure tendiamo a vivere situazioni complicate a cui non riusciamo a trovare una soluzione.

In questi casi, il cibo diventa uno strumento, mal utilizzato, nel quale rifugiarci per non dover affrontare ciò che ci fa stare male. Più le emozioni sono forti e meno le riusciamo a gestire, più il bisogno di mangiare diventa compulsivo e incontrollato.

Secondo alcuni studi le persone comprese fra i 16 e i 40 anni hanno sofferto almeno una volta nella vita di fame nervosa e le donne sono quelle più inclini a soffrirne.

Ma come si fa a capire se siamo presi da un attacco di fame nervosa? Ci sono dei segnali che ci indicano che non stiamo mangiando per necessità, ma stiamo tentando di non affrontare le nostre emozioni:

  • un continuo stato di ansia oppure di tristezza;
  • mangiare quando non ne avvertiamo un bisogno fisiologico;
  • mangiare per consolazione o in sostituzione a qualcosa che ci manca o di cui non riusciamo a trovare piacere;
  • mangiare tutto ciò che capita, soprattutto unendo cibi dolci a quelli salati;
  • mangiare senza assaporare il cibo e senza trovare piacere nel pasto;
  • provare senso di rilassatezza dopo aver ingurgitato grandi quantità di cibo, ma anche un senso di vergogna per l’abbuffata appena fatta.

Può sembrare difficile uscire da una situazione che sembra più grande di noi. Il primo passo è sicuramente la conoscenza e la consapevolezza di noi stessi e delle nostre emozioni: ogni volta che sentiamo l’impulso irrefrenabile di mangiare qualcosa, proviamo a soffermarci sulle nostre emozioni. Capire cosa c’è che non va, ci aiuta a focalizzarci meglio su come trovare una soluzione per cambiare ciò che ci fa stare male.

Anche provare a impiegare il tempo in maniera diversa facendo attività sportiva o un’attività rilassante aiuta molto. In questo modo possiamo scaricare le tensioni e liberare la testa, sentendo meno il bisogno di coccolarci con cibi che non ci fanno bene.

In questi casi è molto importante scegliere di rivolgersi a professionisti in grado di ristabilire un equilibrio fisico e psicologico, lavorando sul rapporto con il cibo.

Il Covid-19 non ha fermato la lotta ai disturbi alimentari, infatti, anche durante l’emergenza sanitaria, Il Ministero della Salute ha fortemente sostenuto i progetti CCM:
la piattaforma per il contrasto alla malnutrizione in tutte le sue forme;
la mappatura territoriale (MANUAL) dei centri dedicati alla cura dei Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione.

Attraverso la Piattaforma per il contrasto alla malnutrizione, il Ministero della Salute mira a promuovere la dieta mediterranea, considerandola non solo ottima dal punto di vista alimentare, ma anche come un vero e proprio “stile di vita”, per la lotta ai disturbi legati all’alimentazione, e per la prevenzione di numerose patologie.
Lo studio, portato avanti anche nel periodo della pandemia, ha constatato che negli ultimi cinque anni si è riscontrato un calo dell’età media in cui si va incontro ai primi segni di disturbi alimentari.

Il numero e la percentuale di ricoveri per diagnosi principale di bulimia nervosa (BN) mostra un decremento dei ricoveri dal 2014 al 2018, in particolare nelle femmine, passando da 1 su 100.000 abitanti a 0,73 su 100.000 abitanti.

Invece, confrontando il tasso di ospedalizzazione del 2018 per anoressia nervosa (AN) distribuito per età con lo stesso studio riferito agli anni 2004-2005 emerge una distribuzione sovrapponibile nell’età adolescenziale con un picco intorno ai 17 anni, mentre risulta significativamente diminuito il tasso di ospedalizzazione nell’età adulta.

Per quanto riguarda i tassi di ospedalizzazioni nelle diverse regioni italiane, emergono forti differenze tra una regione e l’altra: nelle regioni dove sono presenti reti di servizi diffuse e specializzate nel trattamento dei disturbi alimentari, il tasso di ospedalizzazione è molto più basso, evidenziando come un intervento precoce nel territorio possa evitare l’aggravarsi dei quadri clinici e migliorare la prognosi.

Riguardo al progetto MANUAL, il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore della Sanità, portano avanti un puntuale aggiornamento della mappatura di strutture e associazioni dedicate ai disturbi alimentari. Il fine è quello di garantire ai soggetti affetti da queste patologie e alle loro famiglie, i migliori livelli di intervento immediato.

Il nichel è un metallo molto presente in natura.

L’allergia a questo elemento non è solo quella da contatto che si manifesta con eritemi, ma è spesso legata anche all’alimentazione e si presenta con mal di testanausee e gonfiori addominali.

In questo caso, basterebbe quindi eliminare tutti i cibi che contengono nichel se non fosse che è presente, in misura diversa, in quasi tutti gli alimenti.

Quindi come fronteggiare questo problema?

Innanzitutto è importante conoscere gli alimenti che si portano in tavola. Tra i più ricchi di nichel troviamo:

  • il cioccolato;
  • la frutta secca;
  • gli spinaci;
  • i legumi;
  • i pomodori.

Tra gli alimenti che invece presentano una percentuale più bassa di questo metallo, troviamo:

  • i latticini;
  • la maggior parte delle carni;
  • la maggior parte dei pesci;
  • le patate;
  • il sedano;
  • le uova.

Tra le farine va fatta una distinzione poiché quella di frumento non è indicata, ed è quindi necessario ripiegare sulle fecole e sugli amidi. Sono consentite anche la farina di riso e, in misura minore, quella di mais.

Inoltre, quando è possibile, si consiglia di scegliere le farine certificate macinate a pietra, per evitare il contatto con le macine di metallo che potrebbero rilasciare nichel.

È importante fare attenzione non solo al cibo, ma anche al modo in cui esso viene preparato. Sono infatti sconsigliati gli utensili in legno o materiali porosi, escludendo anche pentole in acciaio non garantite, e si sconsiglia l’utilizzo di cibi in lattina.

La cosa più importante da fare, però, è quella di rivolgersi ad un nutrizionista, che grazie alle sue competenze, è in grado di creare un programma alimentare sano ed equilibrato scegliendo gli alimenti giusti e nelle dosi corrette, compensando quindi si squilibri dovuti all’impossibilità di assimilare tutti gli alimenti.

La scelta di alimenti provenienti da agricoltura biologica non solo è vantaggiosa per tutelare la salute i benessere del nostro corpo, ma è anche una scelta eco-sostenibile che protegge il pianeta.

Nello specifico le ragioni che ci spingono a privilegiare gli alimenti biologici sono molteplici:

  • numerose ricerche hanno dimostrato come il cibo biologico sia più ricco in nutrienti rispetto ad altri tipi di cibo, vantando maggior quantità di vitamina C, antiossidanti , minerali, calcio, ferro, cromo e magnesio;
  • sono liberi dai pesticidi e fertilizzanti, tossici per il nostro organismo e utilizzati nell’agricoltura convenzionale;
  • favoriscono la crescita del corpo e del cervello dei bambini, in quanto l’organismo in via di sviluppo dei bambini è più sensibile alle tossine di quanto non lo sia quello degli adulti, quindi scegliere il biologico aiuta ad alimentare i bambini senza esporli ai pesticidi e agli organismi geneticamente modificati;
  •  mangiare biologico può ridurre il rischio di cancro, poiché L’EPA, l’Agenzia statunitense per la Protezione dell’Ambiente considera il 60% degli erbicidi, il 90% dei fungicidi e il 30% degli insetticidi come potenzialmente cancerogeni;
  • il cibo biologico sostiene la terra proprio a causa del mancato impiego di pesticidi e fertilizzanti, distruttivi per l’ambiente;
  • la scelta di alimenti biologici coltivati in aziende biologiche di piccole dimensioni aiuta a garantire il sostentamento delle famiglie di agricoltori indipendenti;
  •  la maggior parte del cibo biologico ha un sapore migliore rispetto all’equivalente cresciuto con pesticidi;
  • il cibo biologico non è esposto al processo di maturazione artificiale con il gas;
  • scegliere carne biologica diminuisce la tua esposizione agli antibiotici, agli ormoni sintetici e ai farmaci che dagli animali passano a te;
  •  il cibo biologico sostiene una maggior biodiversità, fondamentale per la vita del pianeta, invece il cibo geneticamente modificato e non biologico si focalizza sulla monocoltura ad alto rendimento e sta distruggendo la biodiversità.

 

La disidratazione è una condizione molto comune e pericolosa, troppo spesso sottovalutata anche se il nostro corpo manda chiari segnali.

L’acqua, infatti, rappresenta un elemento essenziale per il corretto funzionamento del nostro organismo, essendo uno “strumento” indispensabile per lo svolgimento di tutti i processi fisiologici e delle reazioni biochimiche che avvengono nel nostro corpo.

In particolare è fondamentale per la digestione, l’assorbimento e l’utilizzo di nutrienti e vitamine. Anche prestando attenzione all’alimentazione, se si beve poco, si assumono una parte minima delle proprietà che ogni cibo offre.
Il gusto apporto di acqua aiuta il tuo fisico anche ad essere più vitale, energico e reattivo. Inoltre, migliora anche la tua concentrazione e la reazione mentale.

Ma quali sono i sintomi della disidratazione?

⦁ alito cattivo: se la bocca è secca per mancanza di acqua nel corpo, la saliva non ha la possibilità di eliminare gli avanzi di cibo tra i denti e le gengive, generando la crescita di batteri e causando così l’alito cattivo;

⦁ irritabilità: stanchezza, irritabilità, mal di testa e scarsa concentrazione sono sintomi tipici della disidratazione, che incide anche sulle funzioni della mente delle emozioni;

⦁ voglia di dolci: quando perdiamo acqua, per il caldo o dopo l‘esercizio fisico, si potrebbe confondere il bisogno di bere col desiderio di uno spuntino, meglio ancora se dolce. Per reintegrare i liquidi, ma anche gli elettroliti e le scorte di glicogeno consumate, scegli della frutta fresca o uno smoothie, ricchi di acqua e sali minerali;

⦁ pelle poco elastica: la mancanza di liquidi rende la pelle spenta e poco elastica, poiché l’acqua nutre anche le cellule epiteliali, stimolandone la rigenerazione;

⦁ riduzione della resistenza alla fatica: se il tuo organismo sta soffrendo una carenza di liquidi, si riduce la pressione sanguigna e il tuo cuore è obbligato a un sovraccarico di lavoro, per questo motivo si nota un calo nella resistenza. L’acqua inoltre è necessaria per ossigenare il sangue e aiuta il trasporto di sostanze nutritive alle cellule del muscolo;

⦁ stitichezza: le fibre sono fondamentali per la regolarità del tuo intestino, ma anche una buona dose di liquidi aiuta ad ammorbidire le feci, favorendo l’evacuazione;

⦁ capogiri: quando siamo in carenza idrica la nostra pressione sanguigna diminuisce. Il calo della pressione nel sangue può ridursi a tal punto da causare un collasso cardiocircolatorio, con sintomi quali capogiri, svenimenti e perdita di coscienza.

Oltre ad introdurre regolarmente due litri di acqua al giorno, per aiutare il tuo organismo a combattere la disidratazione parti dalla tavola: il cibo infatti è uno dei migliori alleati migliori.

Il COVID-2019 ha cambiato notevolmente le nostre abitudini facendoci riscoprire una dimensione diversa del vissuto quotidiano.
Costretti a stare in casa possiamo però cogliere l’occasione per trasformare questo momento, in una nuova opportunità di salute, modificando in meglio le nostre abitudini alimentari.

Per esempio riservando più tempo alla preparazione dei pasti e alla prima colazione, troppo spesso trascurata, aumentando il consumo di alimenti importanti nella nostra dieta, come vegetali e legumi.

Infatti, curare l’aspetto alimentare, soprattutto in questo periodo in cui dobbiamo fare i conti con la sedentarietà, è fondamentale per mantenere in salute il nostro corpo.

Adeguare la nostra dieta al nostro nuovo stile di vita è quindi necessario e, per aiutarci, possiamo ricorrere a piccoli semplici accorgimenti:

  • per prima cosa, dobbiamo aumentare la quota di frutta e verdura giornaliera, utile per rinforzare il nostro sistema immunitario;
  • prediligere i prodotti integrali, ricchi di fibre, che oltre a portare vari benefici all’intero organismo, contribuiscono a placare il senso di fame;
  • bere regolarmente almeno 2 litri di acqua al giorno, che rimane un’ abitudine fondamentale per garantire il corretto funzionamento di tutti i processi del nostro corpo;
  • limitare l’utilizzo del sale e dei grassi, soprattutto quelli animali;
  • variare la scelta degli alimenti, in modo da avere la possibilità di introdurre tutti i nutrienti necessari alla nostra salute;
  • per i bambini possiamo inserire fra i 3 pasti principali della giornata un paio di spuntini leggeri, come uno yogurt, un frutto, una fettina di pane e marmellata, un paio di biscotti o, a volte, anche una piccola fetta di torta;
  • seguire le corrette norme igieniche per la manipolazione, preparazione e conservazione del cibo;
  • rispettare gli orari dei pasti, favorendo così il metabolismo;
  • dedicare almeno 30 minuti al giorno all’attività fisica.

E cosa è importante limitare?

  • limitare gli eccessi per tutti i tipi di alimenti e alle cattive abitudini che possono portare a squilibrare la nostra alimentazione, prestando particolare attenzione ai cibi grassi e ad alimenti e bevande ricchi di zucchero;
  • è utile anche non esagerare nel riempire frigo e dispensa, così da limitare le tentazioni;
  • un occhio di riguardo ai cibi in scatola, ricchi di sale e additivi;
  • è importante non prendere l’abitudine di mangiare davanti al pc;
  • non sostituire una dieta bilanciata con integratori.

 

La salute intestinale è cruciale per il benessere dell’intero organismo, in quanto proprio da lì partono le nostre difese immunitarie.

Una delle regole principali per tutelarlo è sicuramente garantire un adeguato apporto di acqua e nutrienti.
Tutto ciò che mangiamo, infatti, ha profonde ripercussioni sulla qualità della flora batterica. La raccomandazione principale è quella di intridurre nella propria dieta tanta frutta e verdura di stagione, scegliendo preferibilmente quella biologica, poiché l’assenza di pesticidi è di grande ausilio.

Nel dettaglio, vediamo insieme quali sono gli alimenti più indicati:

  • avena: ricca di fibre è ottima per regolarizzare le funzioni intestinali;
  • caco: ottimo per combattere le infiammazioni;
  • carciofi crudi: oltre a combattere le infezioni intestinali, aiutano in caso di diarrea cronica;
  • carota: regolarizza l’intestino e aiuta la cicatrizzazione della mucosa; quella nera, in particolare, contiene antiossidanti che, grazie alle fibre, sono assorbiti nel colon, dove svolgo un’azione antitumorale;
  • cavolo: vanta proprietà cicatrizzanti e antinfiammatorie;
  • mela: depurativa ed efficace contro i disturbi intestinali;
  • mirtillo: antisettico e utile a contrastare fermentazioni e dissenteria;
  • miso: ovvero un derivato della soia, che è ricco di fermenti utili al benessere gastrointestinale;
  • orzo: rinfrescante ed emolliente, favorisce il transito intestinale;
  • patata: possiede un effetto emolliente per le mucose, favorisce la funzionalità dell’intestino e combatte stipsi ed emorroidi;
  • riso: quello integrale è antifermentativo e anticolitico, contiene poi tricina, una sostanza che contrasta la sintesi degli eicosanoidi;
  • grano saraceno: ricco di antiossidanti, è fortemente antinfiammatorio;
  • semi di lino: anche loro ricchi di fibre e antiossidanti, vanno macinati al momento dell’uso con una macinacaffè e aggiunti a yogurt, frutta, insalate o altro.

Per maggiori informazioni consulta il Dott. Giuseppe Pisano.

L’acqua è uno dei componenti principali del nostro corpo ed è fondamentale assumerla per eliminare le tossine dagli organi vitali e per il trasporto dei nutrienti verso le cellule. Inoltre, l’acqua serve anche per mantenere il corretto equilibrio dell’umidità delle mucose delle vie aeree favorendo così le difese immunitarie.

La disidratazione dell’organismo consegue quindi un malfunzionamento del corpo umano, provocando affaticamento e senso di stanchezza.

 

Nello specifico, i benefici di una corretta assunzione di liquidi servono a:

  • rinforzare le difese immunitarie, in quanto favorisce la difesa da raffreddori e malanni stagionali, oltre a prevenire l’accumulo di sali a livello dei reni, che potrebbero causare, in chi è predisposto, la formazione di calcoli. Inoltre bere acqua durante la giornata aiuta a mantenere la corretta densità del sangue per evitare complicazioni a livello cardiovascolare, ma è utile anche alle ossa aiutando a mantenerle in forma e a prevenire l’artrite;
  • mantenere la concentrazione, poiché bere un bicchiere d’acqua aiuta anche a migliorare le nostre capacità cognitive, rende più concentrati e attenti;
  • recuperare energie e sfruttarle al meglio, aiuta a ridurre la sensazione di fatica e stanchezza;
  • depurare e digerire, l’acqua rende possibile l’eliminazione delle tossine e dei materiali di scarto che si accumulano durante le giornate. A livello digestivo, apportare il giusto quantitativo d’acqua al giorno, aiuta a regolarizzare l’intestino, alleviando anche problemi di stitichezza;
  • stimolare il metabolismo, poiché non solo regola lo stimolo dell’appetito e a favorisce il senso di sazietà, ma permette un maggiore consumo di calorie;
  • allenarsi al meglio, per gli sportivi è fondamentale bere i 2 litri giornalieri d’acqua perché questa alimenta i muscoli di energia. E’ per questo che si consiglia di bere prima dell’allenamento perché fra gli altri benefici dell’acqua c’è quello di ridurre il rischio di crampi, fatica e distorsioni. Attenzione però a non bere acqua troppo fredda e a reintegrare i liquidi dispersi dopo l’allenamento;
  • prevenire il mal di testa, non tutti sanno che la causa più comune del mal di testa è la disidratazione, soprattutto quando l’organismo è affaticato;

Inoltre, l’acqua oltre ad essere un alleato della salute, lo è anche per la bellezza: l’idratazione per la pelle del viso e del corpo arriva dall’esterno grazie a creme e fluidi, ma soprattutto dall’interno. Bere acqua aiuta a rigenerare le cellule, prevenire la formazione delle rughe d’espressione ed eliminare le tossine e i batteri accumulati, rendendo la pelle elastica e luminosa.

La fame nervosa è un disturbo alimentare che può interessare qualunque soggetto, ma che in genere riguarda le persone che si trovano nella fascia di età compresa tra i 16 e i 40 anni. Numerose statistiche affermano che i soggetti di sesso femminile sono quelli maggiormente interessati dal disturbo in questione.

Questa condizione, in cui subentrano fattori psichici, ti spinge a mangiare in modo automatico, compulsivo e malsano. Solitamente, infatti, i cibi in cui si trova conforto sono molto calorici.

Le cause scatenanti possono essere diverse, ma le più comuni sono le sensazioni di:
delusione;
rabbia;
tensione e agitazione;
ansia;
stress.

In queste circostanze, ci si ritrova ad utilizzare l’assunzione di cibo come arma per fronteggiare e placare il disagio derivante da tali situazioni emotive.

La fame nervosa non può solo portare a un aumento di peso, ma contribuisce in modo importante a causare diverse malattie, come ad esempio diabete, infarto e ictus.
Inoltre, la maggior parte delle persone vive i chili di troppo come un disagio psicologico.

Quindi, come difenderci in maniera naturale?
Indubbiamente la prima cosa da fare è quella di lavorare sulle proprie emozioni e sensazioni, imparando con il tempo a gestirle.
Tuttavia esistono delle strategie per iniziare a contrastare il problema: un modo semplice e efficace per evitare l’eccesso di cibo è concentrare la dieta su alimenti sani e preparati in casa.
Cerca di limitare il consumo di farina bianca, alternandola alle farine integrali; di mangiare con moderazione tutto ciò che è ricco di grassi e zuccheri, e ovviamente le carni lavorate e trasformate.

Seguire una dieta di questo tipo fornirà un senso di sazietà maggiore per unità calorica. In questo modo, sarà più naturale escludere automaticamente tutti gli altri cibi che ti portano a mangiare anche quando non hai fame.

Per maggiori informazioni consulta il Dott. Giuseppe Pisano.

L’intolleranza al lattosio è una condizione in cui il consumo di latte e latticini provoca disturbi gastrointestinali come gonfiore, dolore crampiforme e saltuaria diarrea. Ciò è dovuto alla mancanza o alla riduzione degli enzimi necessari per la corretta digestione del lattosio, ovvero dello zucchero contenuto nel latte e nei suoi derivati.

Questi enzimi, detti lattasi, sono deputati alla scissione del lattosio nei due zuccheri che lo costituiscono: il galattosio, essenziale per la formazione delle strutture nervose nei bambini; ed il glucosio, che rappresenta il substrato energetico primario dell’organismo. Infatti, per essere digerito, il lattosio deve necessariamente essere scisso in queste due unità più semplici.

Tuttavia, in alcuni casi, l’intolleranza al lattosio può essere dovuta non tanto alla carenza di lattasi, quanto a quella degli enzimi necessari alla digestione delle proteine del latte.

Questo disturbo, che si stima interessi circa il 40% degli italiani, può essere di origine genetica, e dunque comparire già dall’infanzia, oppure manifestarsi in età adulta.

I principali sintomi possono essere:

  • meteorismo;
  • flatulenza;
  • gonfiore;
  • dolori addominali;
  • diarrea;
  • stitichezza.

Per quanto riguarda l’alimentazione è importante garantire all’organismo un adeguato sostegno, in grado di compensare la mancanza di questo alimento.

Ad esempio si può fronteggiare l’intolleranza al lattosio scegliendo prodotti a base di soia: il latte di soia è ricco di amminoacidi essenziali e ci permette di assumere una buona quantità di vitamine del gruppo B, A ed E. Inoltre contiene pochi carboidrati e grassi saturi, ed ha un apporto calorico molto basso.

Eliminare latte e derivati dalla nostra alimentazione potrebbe causare una carenza di vitamina D e calcio, per questo motivo, si raccomanda soprattutto l’assunzione di verdure a foglia verde, come gli spinaci, e si consiglia di aumentare il consumo di pesce e uova.

Ma per creare un programma alimentare che rispetti le proprie esigenze e che garantisca il benessere, la salute e la sicurezza del nostro corpo, nei casi di intolleranze è fondamentale rivolgersi ad un professionista in grado di creare un percorso specifico e personalizzato.

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