Secondo gli studi della famosa immunologa Antonella Viola, l’alcool è legato allo sviluppo del cancro. Approfondiamo il tema.

L’alcool fa male ed anche un suo consumo moderato potrebbe danneggiare il cervello e aumentare il rischio di tumori: a dirlo è Antonella Viola, ricercatrice e docente all’Università di Padova.
Le dichiarazioni sono una decisa presa di posizione in merito al via libera al provvedimento con cui l’Irlanda renderà obbligatorio per i produttori di bevande alcoliche l’inserimento su bottiglie e lattine di un’etichetta che avverte sui rischi per la salute umana del consumo di alcol, in particolare sul legame tra tale consumo e il cancro.
«Diversi studi hanno confermato che anche un consumo moderato di alcol può favorire lo sviluppo di alcuni tipi di cancro, tra cui quello del colon e quello del seno e della mammella» afferma la docente ai microfoni della trasmissione Il mondo nuovo su RaiRadio1.

L’immunologa ha ricordato che in Italia ogni anno ci sono 10mila casi di tumore provocati dall’alcol e che già nel 1988 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro e l’Organizzazione mondiale della sanità hanno inserito l’etanolo nella lista dei cancerogeni di primo livello, cioè nella lista di quelle sostanze come l’amianto o il benzene, per cui è certa la correlazione della sostanza e l’induzione dei tumori negli esseri umani.

In attesa di ulteriori approfondimenti, non dimentichiamo anche le proprietà positive del classico bicchiere di vino a tavola, fonte di preziosi antiossidanti grazie alla presenza di resveratrolo, utile per contrastare l’invecchiamento.

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Educare fin da piccoli i propri figli a comprendere il valore del cibo è fondamentale per aiutarli a sviluppare sane abitudini alimentari e comportamenti rispettosi a tavola.

Insegnare quanto sia importante non sprecare il cibo o quali alimenti sia preferibile consumare e in che quantità sono aspetti che possono risultare, in tenera età, quasi superflui ma la loro importanza è tutt’altro che da sottovalutare. Sia perché apprendere è più facile da piccoli sia perché le buone abitudini vanno costruite nel tempo.

E allora come educare il/la proprio/a figlio/a al valore del cibo? Vediamolo insieme:

  1. Il primo passo è far capire ai propri figli l’importanza di non sprecare il cibo. Per farlo è necessario dare in prima persona l’esempio: tutto ciò che viene lasciato nel piatto non dev’essere gettato via ma conservato e riproposto – nei limiti della tolleranza di conservazione degli alimenti.
  2. È necessario, poi, non assecondare comportamenti sbagliati come il rifiutarsi di assaggiare cibi per l’aspetto, il colore o l’odore poco gradevole. In questo modo, infatti, si eviteranno pregiudizi e astio nel provare cibi e sapori nuovi.
  3. Anche coinvolgere i bambini in attività come cucinare e fare la spesa aiuta ad avvicinarli al cibo e alla sua importanza. In particolare, lasciare che aiutino nella preparazione del pranzo o della cena sarà per loro un motivo in più per assaggiare con gusto quello che hanno contribuito a cucinare. In più, potrebbe nascere una nuova passione! Coinvolgerli, invece, nel momento della spesa, è un ottimo modo per insegnare loro come scegliere gli alimenti e cosa mettere nel carrello. È importante non assecondarli sempre nell’acquisto di dolci o altri cibi con numerosi additivi e zuccheri, altrimenti risulterebbe poco chiara la ‘lezione’. Piuttosto fargli toccare con mano frutta e verdura e giocare con i loro colori potrebbe creare un feeling maggiore con questi cibi.
  1. È importante far capire ai propri figli che non tutti dispongono della stessa quantità di cibo ma che, purtroppo, esistono luoghi in questo mondo in cui povertà, carestie, guerre e scarsità compromettono l’alimentazione di molte persone.
  2. Infine, seppur piccoli, i bambini devono poter comprendere quali sono i rischi di un’alimentazione non equilibrata e di un regime alimentare scorretto. L’obesità infantile è, infatti, fortemente in crescita nei paesi occidentali e i danni alla salute non possono e devono essere sottovalutati.

In questo, è dai genitori che deve arrivare il giusto esempio: non lasciarsi ‘intenerire’ dalle richieste dei propri figli ma insegnare loro la moderazione e la giusta misura.

Educare, quindi, i propri figli fin da piccoli al valore del cibo è non solo la base per costruire uno stile di vita sano e rispettoso ma è anche la chiave per chiudere fuori dalla loro portata obesità e altri malesseri da essa derivanti.

Mangiare è già di per sè un’esperienza gratificante, che ci porta emozioni positive. Non si tratta soltanto di soddisfare uno dei nostri bisogni primari, ma anche di sperimentare sensazioni organolettiche piacevoli.

Alcuni cibi, nello specifico, possono offrire una sensazione di conforto e regalare emozioni legate al nostro passato o ai momenti speciali condivisi insieme a persone importanti. Soprattutto nei periodi festivi, quando le famiglie si riuniscono, è possibile sperimentare questa sensazione di comfort assaporando piatti classici che ci riconducono ad un passato più spensierato e sereno.
L’odore di una torta fatta in casa o del sugo della nonna è la tipica esperienza emozionale che ci porta a sentirci bene e a scaldarci l’anima.

Il comfort food è differente a seconda dell’individuo, proprio perché si tratta di un’esperienza molto personale e legata ai ricordi che abbiamo. Tuttavia, esistono dei tratti comuni a tutti i cibi considerati “comfort”, indipendentemente dall’età o dalla provenienza geografica: si tratta infatti, quasi sempre, di cibi caldi, come se la temperatura di ciò che mangiamo potesse scaldarci anche a livello emotivo, e a base di carboidrati e zuccheri. I carboidrati, infatti, agiscono sui livelli cerebrali di serotonina, che a sua volta influisce positivamente sull’umore.

Il neuroscienziato Antonio Cerasa, ricercatore presso il CNR e autore di Cooking Therapy, spiega:
“Spesso tra i comfort food prediletti ci sono gli alimenti consumati durante l’infanzia. Si tratta di un’esperienza cognitiva, che si sviluppa a livello della corteccia cerebrale e ci dà piacere nel momento in cui la viviamo”. Una reazione diversa rispetto a quella attivata dal food porn, “che agisce a livello sottocorticale ed è legato all’aspettativa, alle immagini che richiamano il bisogno di alimentarsi”.
Quest’ultimo caso è infatti più legato ad un piacere ancestrale, istintivo e incontrollabile, che ci porta a mangiare in modo quasi compulsivo, senza mai soddisfarci realmente. Si tratta di un’esperienza ben diversa da quella del comfort food, che invece rappresenta qualcosa di reale e gratificante, che ci fa sentire nutriti nel corpo e nell’anima.

Capire le emozioni che proviamo nell’atto di mangiare è fondamentale per avere un rapporto sano ed equilibrato con il cibo.
Se soffri di fame nervosa, abbuffate bulimiche o disturbi alimentari che ti impediscono di vivere con serenità il tuo rapporto con il cibo, puoi affidarti a Nutrizione Pisano. Grazie ad un percorso personalizzato e competente, potrai approfondire i tuoi disagi legati all’alimentazione, trovare la soluzione migliore per te e stare finalmente bene con te stessa/o.

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