La bulimia è un disturbo del comportamento alimentare segnato da abitudini dietetiche anomale, che si concretizzano nell’ingestione occasionale e compulsiva di grandi quantità di cibo “proibito”, a cui fa seguito un profondo senso di colpa che giustifica il riscorso a condotte di “neutralizzazione” di quanto ingerito, come il vomito autoindotto, l’abuso di lassativi e diuretici, il ritorno ad una dieta particolarmente restrittiva e l’esercizio fisico strenuo. A monte di tale comportamento esiste una percezione distorta del peso e della propria immagine corporea, sintomo comune a tutte le persone bulimiche costellato da conflitti emozionali, sintomi depressivi e da una scarsa stima di sé, autostima peraltro pesantemente influenzata dalla forma fisica e dal peso corporeo: il fatto di rimanere a dieta, di perdere peso, è fonte di soddisfazione, fiducia in se stessi e serenità. Tuttavia, questa forma di autocontrollo dietetico, appare piuttosto labile ed il paziente affetto da bulimia rimane preda di episodi, sempre più frequenti, di abbuffamento, risultando del tutto incapace di controllare la propria iperalimentazione. Durante una crisi bulimica, i cibi ingurgitati – generalmente ricchi in carboidrati e grassi – vengono assunti con grande rapidità e in segreto, al riparo dal temuto giudizio di occhi indiscreti, senza dar tempo al palato di assaporarne il gusto. Il rapporto con il cibo è palesemente alterato, carico di rabbia, di sensi di colpa, di aggressività, di frustazioni, frutto di un altrettanto alterato rapporto interpersonale, con un profondo timore dell’opinione e del giudizio altrui.
La diagnosi di bulimia è in genere più difficoltosa rispetto a quella dell’anoressia nervosa, in quanto i sintomi sono più facilmente mimetizzabili ed il peso corporeo non scende ai livelli di magrezza patologica che caratterizzano la privazione cronica di cibo. Molto utili, in tal senso, i criteri diagnostici per la bulimia elencati nel DSM-IV, che riportiamo di seguito:
– Episodi ricorrenti di alimentazione sfrenata, con rapido consumo di grandi quantità di cibo in brevi periodi di tempo: almeno due episodi alla settimana per tre mesi
– Eccessivo interessamento per la forma e per il peso del corpo
Almeno tre delle cinque situazioni riportate:
– consumo di cibi altamente calorici, spesso difficilmente digeribili, durante un’abbuffata;
– consumo di altri cibi relativamente basso, durante una crisi di bulimia; alla fine della crisi bulimica, dolori addominali, vomito indotto, sonno e interruzione dei rapporti sociali;
– ripetuti tentativi di perdere peso con diete restrittive, purganti, diuretici e vomito provocato; frequenti fluttuazioni del peso, di oltre 4.5 kg, sia verso l’alto che verso il basso;
– Consapevolezza di avere un comportamento alimentare anomalo, timore di essere incapaci ad arrestare l’introduzione di cibo con la volontà; mancanza assoluta di controllo durante la crisi bulimica;
– Depressione ed autocommiserazione dopo la crisi; esclusione dell’anoressia nervosa e di cause fisiche conosciute degli episodi di bulimia.
I sintomi ed i disturbi di carattere medico che accompagnano la bulimia derivano essenzialmente dal ricorso a metodiche di eliminazione, che comportano squilibri elettrolitici. Un’alcalosi ipokaliemica ed ipocloremica viene spesso osservata nei pazienti con vomito almeno giornaliero, mentre un quadro di acidosi metabolica è più frequente nei pazienti che abusano di lassativi.
Così, il paziente affetto da bulimia in uno stadio avanzato può lamentare sintomi come:
sete
ritenzione idrica
disidratazione
edemi (gonfiore di braccia e gambe)
ipertrofia delle ghiandole salivari, che dona al viso un aspetto paffuto aggravando la preoccupazione del bulimico per il proprio aspetto
piaghe, cicatrici o calli sulle nocche o segni di denti sulle mani
vertigini
spasmi e tic
debolezza ed apatia
aritmie
erosioni dentali, carie
mal di gola e raucedine
irregolarità mestruali
disturbi dell’alvo
ansia, sintomi depressivi