La carenza di ferro è una condizione che colpisce un terzo della popolazione mondiale.

Ciò nonostante, a causa della difficoltà a riconoscerne i sintomi, è ancora trascurata e sotto diagnosticata.

I sintomi, infatti, appaiono slegati tra loro: frequenti mal di testa, fragilità di unghie e capelli, stanchezza, irritabilità, colorito pallido, scarsa concentrazione e maggiore esposizione alle infezioni.

Nelle donne, più soggette a questo tipo di disturbo, la carenza di ferro può essere causata da perdite eccessive di sangue dovute a cicli mestruali abbondanti, insufficienza renale cronica, scompenso cardiaco e malattie croniche intestinali. Un apporto nutrizionale non adeguato, derivante dallo scarso consumo di alimenti ricchi di ferro, contribuisce fortemente a peggiorare questa condizione.

Per prevenirla e curarla, oltre all’assunzione di preparati a base di ferro, si consiglia quindi una modifica della dieta. Gli alimenti che meglio si prestano a questo tipo di esigenza sono le carni rosse, soprattutto le interiora come il fegato, o anche il pesce e le uova, tuttavia si raccomanda di assumere questi alimenti accompagnandoli con cereali, verdura e frutta. È favorito anche l’uso di erbe aromatiche che non sono solo fonti naturali di ferro, ma aiutano a mantenere elevata l’acidità dell’ambiente gastrico che consente un migliore assorbimento del ferro.

Ogni anno, il 26 novembre, si celebra la Giornata della Carenza di Ferro, un’ occasione per sensibilizzare la popolazione sull’importanza di riconoscere tempestivamente i sintomi di questo disturbo e di parlarne con il proprio medico di fiducia

Troppe uova di cioccolato? Bis di colomba e pastiera?
Quello di cui hai bisogno dopo le feste di Pasqua è di un regime detox!

Durante le feste, il nostro organismo ha probabilmente subito un’alimentazione non proprio equilibrata e sana: ecco perché è importante, subito dopo le festività, riprendere i ritmi regolari e alleggerirsi per evitare che gli eventuali eccessi di Pasqua e Pasquetta non diventino chili di troppo!

Il primo consiglio è quello di prendersi cura del proprio fegato, che è spesso l’organo più impegnato di tutti nel corso delle feste: dopo tanto lavoro nel metabolizzare grassi e zuccheri ingeriti, è importante mettere il fegato a riposo, per recuperare un metabolismo sano ed evitare rischiosi sovraccarichi.
Dunque, la prima cosa da fare è quella di mettere in pausa gli zuccheri. Evita il più possibile, almeno per quattro giorni, alimenti come farine bianche raffinate, zucchero bianco, latticini, lieviti, alcool e caffè, così come snack, biscotti e dolci. In questo modo, il nostro organismo potrà recuperare e riprendersi dagli eccessi.
Ricordati poi di bere molta acqua: questa buona abitudine è utile non soltanto per purificare il sistema e lavare via le tossine, ma anche per sciogliere le riserve di grasso e stimolare il drenaggio dei liquidi, evitando gonfiori e agevolando la motilità intestinale. È inoltre un buon modo per tenere attive le funzionalità cerebrali e migliorare l’umore!
In questo percorso depurativo, i tuoi alleati saranno soprattutto i vegetali: aumenta le dosi di frutta e verdura e fai in modo che diventino la parte fondamentale del tuo pasto. I vegetali, infatti, hanno un effetto alcalinizzante sul corpo e integrano vitamine e minerali necessari al nostro organismo, soprattutto se consumati crudi.
Tuttavia, è anche importante non dimenticare le proteine! Includi nei tuoi pasti carne bianca, pesce, uova, fagioli e legumi secchi, per ottenere ogni giorno proteine a sufficienza per il tuo corpo.
Il modo migliore per consumare vegetali e proteine insieme è la zuppa calda o tiepida, ideale per il pasto serale!

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Uno studio rivela i rischi legati ad un’alimentazione scorretta

Una morte su cinque, a livello globale, è causata da una cattiva alimentazione.
È quanto emerge da uno studio pubblicato su The Lancet, a dimostrazione di come una dieta povera di cereali integrali e vegetali e ricca di sale e zucchero, possa avere un impatto determinante sulla salute dell’individuo.
A contribuire alla ricerca, sono stati circa 130 scienziati, provenienti da quasi 40 Paesi del mondo, coordinati da Ashkan Afshin dell’Institute for Health Metrics and Evaluation (Ihme) dell’università di Washington negli Usa.
In particolare, il gruppo ha concentrato l’attenzione sui legami fra alimentazione e patologie croniche, quali malattie cardiovascolari e diabete, ed è risultato che mangiare male uccida più del fumo, della pressione alta e di qualunque altro fattore di rischio.

Una dieta sbagliata è infatti stata responsabile, solo nel 2017, di 10,9 milioni di morti, contro gli 8 mln di decessi associati al tabacco e i 10,4 mln da ipertensione. Non solo: ad un regime alimentare scorretto sono stati imputati anche 225 milioni di anni persi per morte prematura determinata da una patologia o perché vissuti con disabilità.
Il rischio – avverte Afshin, partecipe al progetto – riguarda trasversalmente tutti gli individui, indipendentemente da età, sesso e status economico.

L’appello, dunque, è quello di porre un’attenzione primaria alla propria dieta, evitando quanto più possibile alimenti poco sani e introducendo cibi amici. La figura del nutrizionista, da questo punto di vista, risulta fondamentale non solo per capire quali sono i cibi migliori per il nostro organismo, ma anche per pianificare una dieta personalizzata, su misura per le proprie esigenze, al fine di ricavare solo il meglio da ciò che si assume.

A coprire più della metà dei decessi associati ad una cattiva alimentazione sono innanzitutto il basso apporto di cereali integrali e frutta, contro un alto consumo di sodio; al secondo posto, invece, vi è la cattiva abitudine di consumare molta carne rossa, carni lavorate e bibite zuccherate. In poche parole, è più importante dare spazio ai cibi sani, piuttosto che limitare l’uso di quelli malsani.
Gli scienziati che hanno partecipato al progetto fanno appello, oltre che ai singoli, anche alle Istituzioni e al mondo dell’Industria, che ha bisogno di cambiamenti radicali per adeguarsi a quella che sta a tutti gli effetti diventando una vera e propria emergenza.

Il Natale, soprattutto al sud, si festeggia soprattutto a tavola!
Dai primi di dicembre, vediamo proposte sempre più frequenti di panettone, pandoro, cotechino e frutta secca sui banchi alimentari, così capita di acquistare cibi che non appartengono alle nostre abitudini quotidiane, ma che apportano una consistente quantità di calorie nella nostra dieta.
Considerando i vari pranzi, cene e delizie previsti dal Natale all’Epifania, non è difficile ritrovarsi a metà di Gennaio con 3 o 4 chili in più!
Festeggiare è sacrosanto, ma un po’ di attenzione in più non guasta, ed è fondamentale soprattutto per chi soffre di colesterolo alto o e in sovrappeso.
Un buon proposito è quello di rispettare, almeno nei giorni tra le festività, il nostro normale bilancio calorico.
Inoltre, è utile ricordare che mangiare 5 pasti al giorno, rispettando ovviamente il carico calorico quotidiano, ci aiuta a mantenere attivo il metabolismo.
Saltare i pasti più piccoli è infatti inutile e spesso deleterio: una colazione equilibrata è utile a riattivare il metabolismo dopo il digiuno della notte, mentre la merenda a metà pomeriggio fa sì che non si arrivi all’ora di cena con un appetito eccessivo.
Un altro consiglio è quello di aumentare l’attività fisica per consumare l’energia assunta in eccesso. Per esempio, aggiungere all’attività che si fa ogni giorno una camminata di 30 minuti ad una velocità moderata di circa 4 km orari, si può smaltire, al ritmo di 3 calorie al minuto, l’eccesso calorico assunto onorando le feste.

Una vita sana, insomma, non prevede alcuna rinuncia, ma si propone di evitare gli eccessi e di rispettare le esigenze e i limiti del proprio corpo.
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Lo stress, come molti ben sanno, non si limita a rovinare il nostro umore. Il suo effetto sul nostro organismo è infatti più evidente di quanto si pensi.

Tale condizione, infatti, non solo fa male al nostro cuore,  ma incide negativamente anche sulla bilancia.
Come confermano molteplici ricerche scientifiche, lo stress fa ingrassare; questo perché quando siamo sotto pressione ne risentono l’equilibrio ormonale, come anche i livelli di zucchero nel sangue.
Partendo proprio da questi ultimi, i livelli di zucchero nel sangue aumentano quando mangiamo. In una persona sana, e cioè non stressata, però, tornano nella norma abbastanza rapidamente. Sotto stress, i nostri livelli di zucchero impiegano tre ore per tornare ai livelli normali, ovvero un lasso di tempo sei volte maggiore rispetto a quello necessario in condizioni di tranquillità emotiva.
Sotto stress, tutti i nostri ormoni sono in subbuglio. Uno in particolare, però, prende parte attiva al processo che porta a prendere peso: l’insulina. Essa viene rilasciata in ingenti quantità in quanto il nostro corpo pensa di essere sotto attacco e dunque, per fornire ai muscoli l’energia necessaria per fronteggiare un fantomatico ed inesistente pericolo, chiama il pancreas a rilasciare un alto tasso d’insulina nel sangue. L’insulina, a sua volta, causa un rapido utilizzo del glucosio da parte dei tessuti, così che dopo due o tre ore dal pasto si determina un’ipoglicemia, che innesca la sensazione di fame. Inoltre, durante lo stato prolungato di stress, si ingrassa a causa della produzione dell’ormone neuropeptide Y.
L’ormone neuropeptide Y (NPY) è causa dell’accumulo di maggiori quantità di grasso nelle cellule del tessuto adiposo, soprattutto attorno alla vita. Esso è legato a numerose patologie quali l’ipertensione, il diabete e le malattie cardiovascolari.
In uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Medicine, condotto dall’equipe di Z. Zukowska è emerso che l’ormone neuropeptide Y, finora noto per il suo ruolo di controllo dell’appetito, abbia un secondo ruolo extra-cerebrale, prima sconosciuto, a livello dei nervi periferici che agiscono sul tessuto adiposo. Lo stress attiverebbe questi nervi al rilascio di NPY che stimola l’accumulo di grasso, provocando quella che volgarmente è detta “fame nervosa”.
Con i ritmi frenetici con i quali noi tutti siamo chiamati a confrontarci, sembra impossibile stare lontani dallo stress. Cosa fare, dunque?
Innanzitutto, seguire una dieta equilibrata che preveda l’assunzione di cibi che arginino un po’ il problema; la cosa indispensabile è essere seguiti da uno specialista che segua il nostro percorso alimentare.
Essere stressati non è una nostra scelta. Attutirne le conseguenze, sì!
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